dolci, raw, ricette, senza glutine

frutta a colazione

ce ne ho messo di tempo, eh. Mi piacciono un casino i biscotti, il pane con la marmellata, le torte… però effettivamente fare colazione con la sola frutta mi fa sentire meglio. Se proprio ho freddo, mi bevo una tisana, sennò via liscia così.

Niente zuccheri raffinati, oli idrogenati, picchi glicemici che ti lasciano con una voragine nello stomaco due ore dopo la colazione. Nonnò, qui si arriva al pranzo senza aver morsicato il tavolo, e con una lucidità mentale e un’energia che levati.

Quindi, se vi va, frutta a colazione per tutti. Provate e ditemi.

Visto che sgranocchiare una mela così, nature, mi faceva anche tristezza, l’ho usata come pane. E il latte me lo sono fatto con le banane, le mandorle che mi ha portato un’amica dalla sicilia e le bacche di goji che mi ha regalato mia cugina. Pronta per fare 80 km in bici.

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Cosa serve (per 2):

  • una mela
  • un cucchiaio di tahina
  • tre albicocche secche
  • semi a piacere
  • succo di limone
  • due banane
  • una manciata di mandorle
  • un cucchiaio di bacche di goji

Come si fa:

Nel frullatore polverizzate le mandorle e le bacche di goji, poi aggiungete due banane e acqua fino quasi a coprirle e frullate. Così vi viene una pinta di frullato, se ne volete un bicchiere normale dimezzate le dosi.

Tagliate la mela a fette (se avete un levatorsolo, usatelo e poi tagliatela a rondelle) e spalmatela di pasta di sesamo (o mandorle, o quello che avete). Se volete un gusto meno forte, emulsionate il sesamo con poco succo di limone e un goccio d’acqua, e poi spalmatelo sulle fette di mela. Ricoprite con pezzetti di albicocche secche e semini.

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Se pensate che sia costoso, vi dico: a me un pacchetto di biscotti dura due giorni, a cui bisogna aggiungere la marmellata, il pane, il tè… La frutta, se acquistata al mercato, costa infinitamente meno, basta sceglierla di stagione (ma questa non è una novità, mi avete mai vista cucinare una zucchina o un pomodoro in inverno?? giammai!) e senza mille pacchetti, sacchetti e confezioni. Vi ringrazierà anche il sacco della plastica!

E per chi non sa rinunciare al caffè, ecco il caffè letterario che mi fa compagnia al mattino 🙂 splendido lavoro de la pipette noir!

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incontri, primi, ricette, senza glutine, veggies

risotti, spume e insalate per iniziare nuove avventure

e con il ritardo cronico che ormai mi accompagna nella vita, complice anche una connessione fissa salterina e l’utilizzo completo di tutto il minutaggio mobile mensile in quindici giorni, ecco che mi accingo a raccontarvi cosa ho iniziato a fare il sabato e la domenica. No, niente pulizie di casa. E nemmeno centri commerciali.

Forse qualcuno ricorda di quando ho parlato del Van-Ghè, l’ambulatorio d’arte in zona Ripamonti a Milano. Un posto che ha dell’incredibile, sia architettonicamente (in una piccola via privata si aprono delle finestre enormi che di giorno illuminano le pareti colorate, le sedie da cinema di legno, il cucinino dietro una tenda, un bagno tutto dipinto e con una grande vasca da bagno con le zampine, e potrei andare avanti ore) sia materialmente (cito dal loro sito: “L’associazione van-ghè si occupa di attività teatrali in ambito psichiatrico da cui trae l’esperienza concreta che la cura della vita della mente è un lavoro quotidiano e trasversale, che riguarda tutti”). Un’altra realtà che stimo tantissimo, e che mi chiede di collaborare!

Cosa succede, quindi? Che durante alcuni weekend, prima o dopo lo spettacolo troverete dei piattini preparati da me, a un piccolo prezzo, e delle tartine per apprezzare meglio il vostro bicchiere di vino. Tutto vegan, claro.

Ecco quindi il piatto della prima volta: un risotto con porri, limone e rucola, accompagnato da una spuma di barbabietole e mandorle e da un’insalata di puntarelle e arance al miso e semi di lino

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Cosa serve:

il risotto ai porri lo trovate qui, ho omesso la mela e l’ho sfumato con la birra bianca

per la spuma (ricetta tratta da sale e pepe veg – febbraio 2014):

  • 1 barbabietola cotta
  • 50 g di mandorle
  • 3 fette di zenzero fresco
  • 2 cucchiai di succo di limone
  • 2 cucchiai di olio buono
  • sale

per l’insalata:

  • 8 puntarelle
  • 1 arancia
  • uno spicchio di cavolo rosso
  • un gambo di sedano
  • un cucchiaio di miso (controllate gli ingredienti se vi serve senza glutine)
  • un cucchiaio di olio buono
  • un cucchiaio di acqua
  • un cucchiaio di succo di limone
  • semi di lino

Come si fa:

Per il risotto, seguite la ricetta.

Per la spuma, frullate dapprima le mandorle in modo da polverizzarle, poi aggiungete la barbabietola a pezzi, lo zenzero e il succo di limone, frullate fino a che non avrete un composto omogeneo, infine aggiungete l’olio a filo mentre frullate una terza e ultima volta. Regolate di sale.

Per l’insalata, lavate e mondate tutte le verdure. Tagliate le puntarelle a metà nel senso della lunghezza, pelate l’arancia al vivo, affettate il cavolo a listarelle e il sedano a tronchetti prima e julienne poi. Emulsionate miso, olio, acqua e succo di limone, regolando la densità come più vi piace (più acqua o più miso). Polverizzate i semi di lino nel mixer (un cucchiaio o due).

Impiattate con un medaglione di riso, mettete una pallina di crema sul riso e decorate con mandorle e rucola. A lato disponete la verdura, prima il cavolo e il sedano, poi le arance e le puntarelle, e condite con un cucchiaio di emulsione e una spolverata di semi di lino in polvere.

Non spaventatevi, è davvero più facile a dirsi che a farsi e si prepara nel tempo di un risotto 🙂

Questo weekend ho preparato dei fusilli integrali con ragù bianco di verdure e aglio orsino accompagnato da farinata e dei fiori commestibili (sabato), e una pizza rossa con olive nere, capperi e pomodori secchi con la cicoria ripassata con l’uvetta (domenica).

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la pasta di fela

ovvero di come la colonna sonora ti cambia il risultato.

In cucina ho il mio primo stereo, un compattone che ormai legge solo le musicassette. Fortunatamente vivo con chi della musica sta facendo il suo mestiere, e questo vuol anche dire uno scatolone pieno di cassettine, tutte pazientemente scritte a mano, segno di un’adolescenza attenta e curiosa, mai sazia (la cosa più bella è scoprire con cosa ha riempito i minuti mancanti per finire il lato B, e ritrovarsi a cantare a squarciagola Bodies degli Smashing Pumpkins dopo Rank degli Smiths). E sapere che quelle cassettine sono lì per te.

Detto questo, ho messo una vecchia pentola gialla sullo stereo. Dentro ci sono le cassette del periodo. Una in realtà non se ne va mai, perché cucinare coi Beatles per me è una gioia primordiale. E poi ultimamente va molto Sea Change di Beck, Laurel Aitken, e soprattutto Fela Kuti.

E quindi mercoledì scorso dovevo farmi il pranzo, pensavo a una pasta coi carciofi, poi è partita la musica ed è diventata un po’ più simpatica, ‘sta pasta.

Ho deciso di condividerla.

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Cosa serve:

  • 250 g di pasta integrale
  • 3 carciofi
  • un mazzetto di aglio orsino o uno spicchio d’aglio
  • un cucchiaino di curry piccante
  • un cucchiaino di curry mild
  • un cucchiaino di curcuma
  • olio extravergine di oliva
  • un bicchiere di latte di soia
  • una manciata di mandorle
  • una fettina di zenzero fresco

Come si fa:

Mettete su l’acqua per la pasta, nel frattempo scegliete una cassetta dalla pentola, e iniziate a pulire i carciofi.

Scaldate l’olio con lo zenzero tritato finemente, l’aglio schiacciato (o qualche foglia di aglio orsino tritata) e le spezie.

Tagliate i carciofi a spicchietti e poi a fettine, rosolateli nell’olio profumato e bagnateli col latte. Coprite a metà con un coperchio, regolate di sale.

A parte cuocete la pasta.

In un padellino di acciaio dal fondo spesso tostate le mandorle per qualche minuto, girandole spesso. Tritatene una parte.

Saltate la pasta nei carciofi con le mandorle tritate, decorate con le mandorle intere e dell’aglio orsino fresco e portate in tavola con del tabasco. Che magari vi va.

Ah, ero da sola. Ovviamente la pasta sarebbe per due.

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(bello l’aglio orsino mio)

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carciofi ripieni di profumi selvatici

erbe spontanee, carciofi, olio buono e pane: sono solo questi gli ingredienti. Se volete viziarvi, potete aggiungere un tocco di “formaggio spalmabile” ottenuto a partire dallo yogurt, come ho spiegato nella ricetta precedente, ma vi assicuro che è ottimo anche senza.

Vi raccomando caldamente di uscire e fare passeggiate nel verde: le sorprese sono in agguato. Io ho raccolto aglio orsino (il mio preferito) e erba cipollina (quella “vera”) e sono taaanto felice!

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Cosa serve:

  • 3 carciofi
  • 3 fette di pane (anche secco)
  • una manciata di foglie di aglio orsino
  • una manciata di steli di erba cipollina (io ho messo anche qualche bulbo)
  • olio pugliese bio (il Coratina, ad esempio, ha appena vinto il Primo posto con lode di eccellenza nella categoria “FRUTTATO INTENSO” del 5° Concorso degli Oli Extravergini di Oliva Italiani “L’Oro d’Italia” nella tipologia MONOVARIETALI. Una poesia!)
  • sale
  • vino bianco (facoltativo ma se c’è è meglio)
  • labné di soia o altro formaggio spalmabile vegetale (facoltativo)

Come si fa:

Tagliare il pane a pezzettini, condirlo con le erbe tagliate, l’olio e il sale. Se è secco, bagnarlo con un goccio di acqua.

Pulire i carciofi asportando il gambo, le foglie esterne, poi togliendo le punte e il cuore con la barba. Farcirli con il pane.

Rosolare i carciofi in un pentolino che li contenga di misura (anche in altezza!) con un filo d’olio, poi sfumare con un goccio di vino bianco, fare evaporare, unire mezzo bicchiere d’acqua e coprire. Dopo venti minuti sono pronti.

Io li ho gustati come un piatto unico, accompagnati dal “formaggio spalmabile” e decorati con aglio orsino fresco.

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Se vi state chiedendo cos’è l’aglio orsino, ora ve lo mostro. Le foglie possono essere impropriamente scambiate per quelle del tossico mughetto, ma basta strofinarle per riconoscere il delizioso aroma d’aglio (che le foglie del mughetto, peraltro più carnose e di un colore diverso, non hanno). E poi ha un nome troppo carino!

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dolci, foraging, forneria, ricette

una torta di violette

adoro i fiori ovunque: nel prato, nel tè, sugli alberi, sul collo, nei capelli, sulle torte. Il loro profumo mi culla e mi calma, mi sento in grembo a mia nonna, al sicuro.

Domenica abbiamo festeggiato un compleanno speciale: la ragazza che mi ha aperto un mondo fatto di torte senza uova (e io non ci credevo), una donzella di fiori di campo e sapori di una volta, maestra di dolci e sorrisi. Ho pensato subito alle violette, per lei.

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Purtroppo, i fiori sono così delicati che andrebbero raccolti il giorno stesso. Per la prossima volta, li stenderò su un panno umido all’interno di un contenitore ermetico, in modo che possano mantenere un migliore turgore.

Condividiamo l’immaginario delle torte alte e farcite, sogni voluttuosi bianco panna. Però: io di quel mondo lì di finte spume grassissime mi sono abbastanza rotta (escluse, ovviamente, quelle fatte in casa, a base di cocco o anacardi), avendo confezionato centinaia di cupcakes con quintali e quintali di zucchero a velo e margarina. Ho deciso di dire basta e di virare sull’adorato yogurt di soia: fatto colare due giorni in una garza, con succo di limone e sale, si trasforma in un delicatissimo “formaggio” spalmabile. Unito a una buona marmellata di limoni, è quanto di meglio potessi immaginare per quelle meravigliose violette.

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Cosa serve:

  • 300 g di farina semintegrale di farro
  • 60 g di farina di riso integrale
  • 40 g di amido di mais
  • 150 g di zucchero di canna
  • 1 bustina di lievito
  • 250 g di yogurt di soia ai frutti di bosco
  • 80 ml di latte di soia
  • 100 ml di olio di semi di girasole spremuto a freddo

e inoltre:

  • 750 g di yogurt di soia al naturale*
  • marmellata di limoni (poco meno di un vasetto)
  • sale, succo di limone*
  • una vaschetta di violette (o quante riuscite a raccoglierne prima di esaurirvi)

*ATTENZIONE! lo yogurt va preparato due giorni prima!

Come si fa:

Versate lo yogurt in una terrina, unite il succo di mezzo limone, un cucchiaino di sale e trasferite il tutto in una garza di lino. Potete annodarla a fagotto e sospenderla su una ciotola o rivestire un colino o la centrifuga dell’insalata con il lino, così avrete un supporto comodo. Mi raccomando, sotto mettete una ciotola e non un piatto perché perderà molta acqua. Lasciate così due giorni. Ottimo spalmato sul pane e insaporito con tutto quello che vi viene in mente, o usato per fare dolci.

Preriscaldate il forno a 180°. In una ciotola capiente versate le farine, lo zucchero e il lievito. In un misurino versate yogurt ai frutti di bosco, latte e olio e amalgamateli con una frusta. Aggiungete il composto liquido a quello secco, mescolate bene e versate in una teglia rivestita di carta da forno.

Cuocete per 40-45 minuti. Fate la prova stecchino per vedere se è ben cotta anche al centro. Spegnete il forno e apritelo.

Aspettate dieci minuti, poi sformate la torta su una gratella per dolci e fatela raffreddare completamente.

Preparate la crema con il “formaggio spalmabile” e circa due cucchiai di marmellata di limoni (andate a gusto). Mescolate bene per amalgamare.

Tagliatela a metà per il lungo, farcitela con la marmellata di limoni (io adoro quella biologica di Libera Terra, buona e brava) nel mezzo e richiudetela.

Ricoprite la torta con la crema di yogurt al limone, livellatela con una spatola e ricopritela con manciate di violette fresche raccolte sul fiume.

Adorabile.

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autoproduzioni, incontri, ricette

Pentolini smaltati

Non di sole ricette vive questo blog: anche se la maggior parte dei post sono in effetti istruzioni per cucinare, la mia vita da Tilia Tarrare va ben oltre a tutto questo.
Mi spiego.
Questo spazio nacque come riferimento quando feci la prima edizione di AIUOLE FAST FOOD, e solo dopo diventò il mio diario dai fornelli.
Io, Betti, sono molto più in giro che online, ultimamente. Faccio presentazioni, catering, nuovi ricettari.
Chi mi segue su facebook o instagram lo sa, ma chi si affida unicamente al blog rimane all’oscuro  di tutto questo.

Sono qui per rimediare, raccontandovi della bella esperienza presso Mokalab il 14 e il 15 febbraio.
A Little Market Italia, in collaborazione con la talentuosa Giulia di Keep Calm and Knit, ha organizzato una serie di workshop uncinettanti nella cornice di Mokalab, laboratorio speciale sui Navigli.
Io ho curato i due buffet, preparando l’aperitivo del venerdì e il brunch del sabato: la difficoltà stava nell’assenza della cucina e nell’assenza della patente (vai di mezzi pubblici!).
Tutto risolto egregiamente con i miei adorati pentolini smaltati: leggeri, bellissimi, ognuno con una storia alle spalle. Un giorno ve le racconterò.

Le foto (splendide) sono di Chiara Albanesi (Lucciole) e ve le mostro con un pizzico di orgoglio.
Seguite i link per vedere le ricette 🙂

Menu del venerdì
Riso al curry croccante con verdure
Tortilla di patate
Polpette di quinoa e ceci alle alghe
Maionese al limone e prezzemolo
Maionese alla senape
Pâté di pomodori secchi e mandorle
Pâté di borlotti e curcuma
Crostoni al cavolo nero
Spritz hugo con sciroppo di sambuco
Spritz hugo con sciroppo di lillà

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Menu del sabato
Lemon poppy seed muffins
Chocolate chip cookies
Stecchi di banane ricoperti di granola
Pancakes di piselli
Quiche di funghi alle erbe aromatiche
Tortilla di patate
Insalata di patate e cavolo al kümmel
BLT sandwiches
Patè di pomodori secchi e mandorle
Patè di borlotti e curcuma
Maionese al limone e prezzemolo
Maionese alla senape
Caffè americano
Tè biologico
Caffè d’orzo biologico
Spremuta fresca
Latte di riso biologico
Spritz hugo con sciroppo di lillà

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E quindi: grazie ancora a tutte le donne di quel bellissimo fine settimana, oltre a Giulia e Chiara anche le dolcissime e premurose Mirta e Cristina.
E grazie al team di ALittleMarket e ALittleMag per il bell’articolo (potete leggerlo qui).

E scusate per il mio ritardo cronico nelle cose… presto vi racconterò di altre avventure, stavolta in corso. Non dimenticate di scrivermi se mi volete a cucinare ai vostri eventi 🙂
Un abbraccio!