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risotto del cuore

Il risotto alle mele fu la prima ricetta che chiesi a mia nonna, i porri sono la mia verdura preferita (secondo me, mi somigliano pure).

Il risotto per me è la coperta più calda e una carezza sulla fronte.

Il risotto deve essere (potenzialmente) infinito, bisogna smettere di mangiarlo quando arriva il mal di pancia, non prima.

Il risotto è la sintesi della convivialità.

Cosa serve (per 2, ma in realtà 3):

  • riso carnaroli o arborio, 6 manciate abbondanti
  • 3 porri di medio calibro
  • una piccola mela
  • un limone non trattato
  • una manciata di rucola
  • 1,2 l di brodo vegetale
  • olio extra vergine di oliva
  • mezzo bicchiere di vino bianco o di birra bianca
  • due cucchiai di crema 100% mandorle

Come si fa:

Lavate la mela, il limone, la rucola e i porri.

Preparate il brodo, deve essere bollente.

Togliete ai porri la parte verde (potete usarla per minestre, brodi…) e tagliateli in 4-5 tronchetti, poi tagliate ogni tronchetto in verticale, cioè in tante striscioline seguendo le nervature (uso questo metodo anziché il classico taglio a rondelle perché lo trovo moooolto più digeribile – leggasi: la scoperta dell’america); tagliate la mela in otto spicchi e poi a piccoli dadini.

In un tegame scaldate un bel giro di olio, aggiungete i porri e rosolateli con un goccio d’acqua e un pizzico di sale. Quando l’acqua è evaporata buttate il riso, tostatelo per un paio di minuti, sfumate con la blanche, alzate la fiamma e fate evaporare. A questo punto iniziate a versare il brodo, un paio di mestoli alla volta, fino a che il riso non è (quasi) cotto.

Prima di quello che pensate possa essere l’ultimo mestolo (se poi è il terzultimo non succede nulla :), diciamo dopo 12-15 minuti di cottura) aggiungete la mela e finite la cottura.

Io apprezzo lasciarlo molto brodoso, spegnere il fuoco e farlo riflettere per qualche minuto. In questo tempo potete sempre scegliere il disco da ascoltare a pranzo, riempire la bottiglia di acqua fresca, tritare grossolanamente la rucola… quando tornate, aggiungete la crema di mandorle, la rucola e la scorza grattugiata del limone (usatene mezzo se non siete abituati) e mescolate bene.

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patate processate

(questa è una ricetta in tautogramma, mia nuova malattia che ha mietuto numerose altre vittime. tutto iniziò con questo video. che il virus sia con voi)

Procurarsi:

patate

  • piccole palline polpose poi passate, pestate producendo pseudo pozione per pizza profumata
  • piccolo parente porro, puzzolente, piace pasta peperoncino
  • pezzetti/polvere proveniente pelago provocante pena (passa procacciando potabile). protagonista prolungata pazzesca passeggiata
  • pezzi piccola pianta puntuta piacevolmente profumata

Prendere patate, pelarle, poi porzionarle piccoli parallelepipedi. Porle piatta pirofila, pennellare parte pozione poi pastrugnare patate ponendovi piccolo parente porro più pezzi piccola pianta profumata.

Portare potente processore pirico pentacinquantinica potenza. Porre patate per prima parte partita pallone (pentanove).

Passata parte procedimento pirico, prendere patate, palettarle, porre polvere proveniente pelago per poi posarle posto precedente.

Percependo pronunciata patina pseudo pietra preziosa, prendere patate, palettarle, porzionarle, presentare piatto pieno possibilmente porcellana.

Grazie a Stella e Bill per la follia.

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budino al cioccolato (senza glutine!)

Che in realtà non è un budino nel senso stretto del termine: è molto meglio, più cremoso e soffice. L’avevo assaggiato qui, ho provato a riprodurlo e… con il fatto che si prepara in cinque minuti, è diventato il dessert preferito dell’autunno 2012. Salvatemi. Non posso mangiare budino al cioccolato tutti i giorni. Cioè, posso. Ma non è il caso.

Cosa serve (per sei bicchierini):

  • 3 cucchiai di cacao amaro (scegliamo solidale, dai!)
  • 3 cucchiai di amido di mais
  • 3 cucchiai di zucchero di canna (idem come sopra)
  • 400 ml di latte di riso
  • 50-60 g di cioccolato fondente (idem come sopra)

Come si fa:

In un pentolino mettete cacao, zucchero e maizena , versate il latte cercando di non fare grumi e mettete sul fuoco. Mescolate, dopo un minuto aggiungete il cioccolato a pezzetti, mescolate mescolate mescolate mescolate…è pronto. Lo sentite che è pronto, si è addensato. Non deve nemmeno bollire! Oh, che meravigliosa scoperta.

Versate nei bicchierini, lasciate raffreddare (più sta in frigo più diventa buono, come il 95% delle cose), spolverate di cacao amaro e tuffatevi.

PS Se dovete preparare questo budino per i vostri amici celiaci, chiedete a loro di controllare sul prontuario gli ingredienti che avete acquistato, o guardate qui. La prudenza non è mai troppa.

Varianti: con i semi macinati di quattro capsule di cardamomo, con una punta di vaniglia, con un goccio di rum buono, con un cucchiaio di pasta 100% nocciole…

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pasta pasticciata express

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perché ci si può svegliare a mezzogiorno e preparare gustose mattonate in poco tempo!

per tre:

  • mezza cipolla
  • una carota
  • uno spicchio d’aglio
  • 150 g di seitan (più o meno) o una lattina di lenticchie
  • 500 ml di polpa di pomodoro (più o meno)
  • mezza confezione di panna vegetale
  • 350 g di caserecce (più o meno)
  • salvia tritata, sale, zucchero
  • olio extra vergine di oliva
  • un bicchierino di vino rosso avanzato dal sabato sera

Tritate cipolla e carota, togliete il germoglio all’aglio e soffriggete con un po’ di salvia in due-tre cucchiai di olio. Tritate il seitan e aggiungetelo al soffritto. Rosolatelo per qualche minuto, poi sfumatelo col vino.
Ora potete mettere a bollire l’acqua per la pasta.
Quando il vino è evaporato versate il pomodoro, un pizzico di sale e uno di zucchero: il resto vien da sé, basta una girata ogni tanto con il cucchiaio di legno.
Buttate la pasta, scegliete il disco che ascolterete a pranzo, apparecchiate la tavola.
Prima che il pomodoro se ne vada per sempre, aggiungete la panna e spegnete. Se vi piace, un pizzico di cannella e noce moscata non guastano. Regolate di sale se necessario.
Sprint finale: scolate, saltate e servite. Al posto del parmigiano, una bella spolverata di lievito alimentare in scaglie.

[pasta pasticciata-pasta al ragù 3-0]

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le foglie della barbabietola

sono buone. Buonissime!

e hanno un bel colore. Un cereale a pallini mi strizzava l’occhiolino. Proviamoci!

Sformatini miglio e bietole (6 porzioni, potete anche mangiarle tutte & subito, ma sappiate che hanno resistito svariati giorni in frigo)

Cosa serve:

  • una tazza di miglio
  • un mazzo di barbabietole cum foglie. le barbabietole le userete in un’altra ricetta, però. qui facciamo fuori solo il verdume.
  • la sciccheria: il finto formaggio spalmabile (ogni tanto anche gli alimenti snob vanno in scadenza e finiscono scontati del tremila percento al supermercato. oh yeah) sostituibile con: mezzo bicchiere di panna vegetale o besciamella (mancoaddirlo) vegan
  • aglio, peperoncino, olio extravergine di oliva
  • noce moscata, salvia

Come si fa:

punto 1: cuocere il miglio. Facile! Si sciacqua bene finché l’acqua non è limpida (avrete bisogno di un colino a trama molto fine), poi si fa sgocciolare. Adesso prendete la vostra padella migliore (ma sì, coccoliamo un po’ questi alimenti bistrattati e considerati al pari del mangime degli uccelli) e versate un goccio d’olio, quindi fate tostare il miglio qualche minuto, girandolo e rimestandolo con un cucchiaio di legno. Ora versate tre tazze di acqua (bollente, perché no?) e un cucchiaino di sale, coprite, abbassate il fuoco e dedicatevi ad altro. Tipo le bietole. Ricordatevi di lui tra 15-20 minuti.

punto 2: cuocere le s(barba)bietole. Lavatele, tagliatele a tocchetti, e buttatele in una padella con olio, aglio e peperoncino sfrigolanti. Qualche minuto, hop hop hop, saltatele vigorosamente. Aggiungete un mestolino di acqua calda, un pizzico di sale e saranno cotte.

punto 3: paciugare. Il momento preferito! In un terrina riunite miglio, bietole, finti latticini, una grattata di noce moscata, un pizzico di salvia tritata, impastate ben bene e dividete il tutto in sei stampini di vetro leggermente unti. Spennellate di olio anche la superficie, non siate tirchi.

punto 4: ripassare in forno. Bastano dieci minuti!

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vedi vegan e poi muori

Un cupcake infilzato.

Era settembre di un paio d’anni fa, eravamo sul delta del Po, stavamo facendo un workshop di serigrafia, ed è uscito questo.

Mi ha fatto compagnia sulla maglia del pigiama, è stato tante cose in potenza (e non è detto che diventino realtà, nel mondo dei pigri di cui sono la regina), è il logo che non è un logo. Ma gli voglio tanto bene.

E poi è diventato un micro-ricettario di dolcetti, tutti quelli che avevo preparato per una domenica pomeriggio in un bellissimo circolo Arci dietro piazza Duomo a Brescia.

Quindi: presto diventerà qualcos’altro, questo piccolo cupcake sofferente. Nel frattempo vedi vegan e poi muori, cioè scaricate ‘sto ricettario e godetene.

incontri, primi, ricette, veggies

vegan cooking for a crowd

ovvero di come si cucina per cinquanta persone e più.

Il primo passo fondamentale è scrivere. Scrivete tutto: cosa dovete cucinare, che ingredienti vi servono (non dimenticate l’olio!), che elettrodomestici (forno, fornelli) e in che ordine, quante pentole, quante teglie, cosa cuoce in più tempo e cosa in meno (anche se non l’avete mai fatto, è abbastanza intuitivo). Meglio fare sette elenchi che non sapere da che parte iniziare.

Questa è la zuppa scaldacuore preparata nei boschi di San Cassiano. Cucinare una zuppa è un ottimo modo di risparmiare tempo, pentole, fatica e assicurare un pasto a un sacco di gente. Ovviamente vi serve una pentola gigante, come questa:

1) Ricordatevi di ammollare i legumi il giorno precedente. 50/60 grammi di legumi secchi per persona sono sufficienti, se abbinati ad altre verdure (nel  mio caso il classicissimo e affiatato gruppo patate/carote/sedano/cipolle/aglio). Se avete poco tempo, potete anche pensare di precuocerli.

2) Studiate i tempi: mentre i legumi sfrigolano con cipolla, aglio e vino rosso, voi avete tutto il tempo di tagliare a cubetti patate, carote e sedano che butterete a cottura quasi ultimata. Parte del lavoro la fate voi, parte la fa l’amico fuoco.

Parentesi: mi sono sentita un po’ stregona, grazie all’amico fuoco. Questo decotto è stata la salvezza di molti, quella sera: erbe e rum, e passa il freddo.

ALT: ma io non voglio cucinare una zuppa!

Ok benissimo, allora 3) si comincia lavando la verdura.

Sento già i cori di proteste. Non preoccupatevi, il mio personale film dell’orrore è imbattibile: una cassetta e mezza di bietoline biologiche e il lavandino della cucina fuori uso.

4) Poi? Poi si taglia la verdura e nel frattempo si cuociono cereali e legumi (ad esempio per insalate fredde, polpette, lasagne). Vi serviranno MILIARDI DI CONTENITORI, tanti quanti non ne avete mai visti in tutto il reparto casalinghi del supermercato. E pentole adeguate. E uno scolapasta GRANDE.

Vi servirà anche una certa velocità, un fido aiutante o un buon robot da cucina. O tutti e tre (magari!).

5) Finita la prima cottura, si comincia con la seconda: si ripassano le verdure in padella, si allestiscono lasagne, frittate, polpette.

Non dovete saltare tutta la verdura in una volta, o otterrete una pappa collosa: vi divertirete, invece, a fare la stessa e identica operazione, un poco per volta, finché non avrete finito gli ingredienti (esatto, ci vogliono ore).

6) Non accumulate le cose da cuocere al forno tutte insieme: difficilmente il vostro forno sarà così grande e potente.

7) Delegate (non fate gli eroi, parola di ex eroina pentita).

8) Mangiate qualcosa ogni tanto.

9) Non dimenticate fuori dal frigorifero alimenti che possono alterarsi in fretta (le patate lessate, ad esempio).

10) Ascoltate un sacco di musica. Nel tour de force per preparare tutto questo, meno male che avevo un capolavoro nello stereo.

E infine, ci siamo.

[NB le foto all’aperto sono di erika bianchessi]

E comunque, se volete preparare un buffet vegan e non avete proprio voglia, chiamatemi!

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cronistoria di un panino

Le melanzane grigliate di mia nonna hanno qualcosa di speciale.

Rimangono cremose e stuzzicanti, sanno di melanzana più di qualsiasi altra melanzana io abbia mai mangiato. Certo, è figlia di contadini e come sceglie la verdura lei non c’è nessuno, ma come fa a trasformarle in soffici bistecchine?

Il trucco è che mia nonna, al contrario del diavolo, usa i coperchi.

Geniale.

Sandwich con tofu affumicato, maionese di soia, melanzane della nonna e insalata del balcone

La ricetta del tofu è sua, autentico genio in cucina. Sono tre anni che aspetto di provare il liquid smoke, e ora che è nella mia dispensa posso solo dire: compratelo. ADESSO. E compratene tanti. Vi verrà voglia di metterlo anche nel tè al mattino.

La maionese la faccio con il solito trucchetto: verso un bicchiere di latte di soia al naturale molto freddo nel bicchiere del minipimer, frullo con movimento verticale, aggiungo un pizzico di sale, dai due ai tre bicchieri di olio di semi di girasole molto freddo (sempre frullando) e il succo di mezzo limone. POF! Magia, la maionese si è solidificata in un secondo. Con altrettanto stupore, sparirà nelle ore successive.

E le melanzane della nonna le taglio a fette grosse (un cm almeno), le cospargo di sale da entrambi i lati e le lascio scolare su un tagliere per un’oretta (in alternativa si possono immergere in una pentola con acqua molto salata). Adesso scaldo la bistecchiera, metto tre-quattro fette alla volta e copro con un coperchio bombato. Nel giro di tre/quattro minuti saranno da girare. Un consiglio: cercate di non mangiarle tutte, che nel panino ci stanno proprio bene. Come tocco extra le marinate in olio, limone e prezzemolo.

L’insalata? Io ce l’ho sul balcone, spero anche voi.