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Un armadio pieno di mandorle – ricetta per la panna

Seconda puntata

La prima puntata sul perché ho accumulato un discreto tesoretto di mandorle la trovate qui.

Rieccoci! Dicevamo del latte, che poi ci lascia con una discreta quantità di polpa di mandorla – ma ora che avete studiato sapete che si chiama okara. Cosa farne? Richiamo alla memoria le regole fondamentali del nostro club.

Prima regola della cucina sostenibile: non si butta niente. Seconda regola della cucina sostenibile: non sempre va esplicitato cosa abbiamo usato e dove (vedi certe mie recenti tendenze a sfornare torte paesane che raccattano un po’ tutto quello che è avanzato in frigo. Ma ci arriveremo passo passo, che vi sento già turbati).

Okara di mandorle, che farne? Le scelte sono svariate. Considerate che si presenta come una farina di mandorle più o meno asciutta a seconda di quanta forza sovrumana avete adoperato nel fare il latte. Potete usarla fresca nell’impasto di torte, muffin, crackers e crostate; potete aggiungerla nelle polpette e negli sformati; o potete farne una crema pannosa, che poi è quello che ho fatto io. Potete anche essiccarla e conservarla in dispensa per i tempi futuri. Dato che siamo in quarantena, non prendo in considerazione l’ultima opzione e, anche se lavoro tutto il giorno, la cucina rimane una gran bella distrazione.

PANNA DI MANDORLE

Non immaginatevi una panna leggera come quella che si compra nei supermercati biologici: questa è corposa e ricca di fibre (stiamo proprio riciclando quelle!), ma comunque voluttuosa. Io la uso come topping per porridge o pancakes, o per legare una pasta con le verdure. Ne basta poca!

Porridge di avena con panna di mandorle e frutti di bosco surgelati AKA gattino che dorme nel prato

Cosa serve:

  • okara di mandorle
  • una manciata di mandorle ammollate in acqua per 12 ore (rendono il risultato più cremoso)
  • un pizzico di sale
  • acqua qb

Come si fa:

In un frullatore tipo blender versate le mandorle, l’okara, il sale e l’acqua necessaria a far funzionare le lame (cioè poca, la aggiungerete man mano). Che acqua usare? Va benissimo quella dell’ammollo o del rubinetto.

Frullate per almeno un paio di minuti, aggiungendo acqua man mano fino a che non avrete raggiunto una densità che vi soddisfi. Assaggiate, toccate la consistenza (a motore spento, chiaramente, ci manca solo che finiate al pronto soccorso per colpa mia) e capirete da soli quanto la volete spessa.

Versatela in un barattolo ermetico (do per scontato che anche voi abbiate interi armadietti dedicati al culto del vetro riciclato) e conservatela in frigorifero. Tenderà a separarsi: la parte più pannosa in superficie e quella più liquida sul fondo. Agitatela se volete ripristinare l’emulsione, o godetevi questo divorzio e sfruttatelo a vostro vantaggio.

Tana di vetri, una delle tante

Torno presto a deliziare il vostro tirocinio in cucina. State bene!

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Un armadio pieno di mandorle – ricetta per il latte

Prima puntata

Doverosa premessa: ci voleva il coronavirus per farmi scrivere delle ricette sul sul blog. Dunque, dovete sapere che poco tempo fa il Gruppo d’Acquisto Solidale di cui faccio parte ha proposto un ordine di mandorle biologiche pugliesi. Io sono ghiotta di frutta secca e semi oleosi, anche perché sono una fonte importantissima di nutrienti essenziali, infatti dovremmo mangiarne 30 g al giorno. Io li uso in mille modi, ma fatico a trovarne di buona qualità e a prezzi competitivi (tanto per chiarirci, nel supermercato vicino a casa vendono le mandorle a oltre 23 €/kg, non biologiche – una rapina) per cui attendo sempre con ansia momenti del genere. C’è chi aspetta il black friday e chi vibra al pensiero del prossimo ordine di olio coratina. Morale: ho comprato quasi 10 kg di mandorle, nell’ilarità generale.

Ridevano tutti delle mie provviste da scoiattolina alle porte dell’inverno, poi è arrivato il Covid-19 e improvvisamente stipare la dispensa con chilogrammi di vettovaglie è diventato normale, anzi, una moda. Anche stavolta una Bettitaglietti in anticipo sui tempi. Mi permetto di sottolineare una differenza, per quando tutto questo sarà finito: io non faccio scorta di prodotti in vendita nella grande distribuzione organizzata, dei quali i rifornimenti sono assicurati sempre e comunque. Anzi, non li compro nemmeno. La penne nei pacchi blu, lisce o rigate che siano, non le acquisto da che ho una coscienza politica. Abbiamo scoperto che siamo capaci di ammassare in casa venti confezioni di pasta? Benissimo: iscriviamoci a un G.A.S. e iniziamo a comportarci da consumatori consapevoli, che pagano i produttori e non un sistema che non funziona.

Parlavamo di mandorle, però, e di tutto quello che possiamo farci in giorni come questi, quando la cucina diventa evasione e salvezza. Potremmo scoprire che fare il latte in casa è semplice e ci permette di evitare le confezioni di tetrapak, che sono certamente pratiche e riciclabili, ma sempre di rifiuti si tratta. Abbiamo il tempo per scoprire delle piccole autoproduzioni: approfittiamone.

LATTE DI MANDORLE

Fare il latte di mandorle è semplice: basta metterle a bagno in acqua fredda, frullare e filtrare. Se avete un estrattore, ancora meglio, perché fa tutto lui.

Un cappuccino con la cannella e passa la paura

Cosa serve:

  • 100 g di mandorle pelate
  • 400 ml di acqua
  • un pizzico di sale
  • un dattero denocciolato se vi piacciono le cose dolcine

Come si fa:

Mettete le mandorle in ammollo con acqua e sale (e dattero, eventualmente) per 12 ore. Il rapporto per ottenere un buon latte va da 1:3 a 1:5, ossia una parte di frutta secca per tre, quattro o cinque parti di acqua. Se mettete più acqua verrà troppo diluito, se ne usate di meno costerà troppo e mi verrete a cercare. Se avete le mandorle non pelate, sbucciatele dopo l’ammollo (eventualmente cambiate l’acqua). Se vi aiutate con un telo da cucina è semplice: mettete le mandorle su una metà e frizionatele con l’altra metà del telo, come se fosse chiuso a libro. Se non ci riuscite, ricordatevi che avete il pollice opponibile.

[FRULLATORE] Versate tutto nel boccale di un frullatore e frullate per due minuti alla massima velocità, quindi filtrate il latte ottenuto separando la polpa (in gergo chiamata okara) con un colino a maglia fitta o in un quadrato di stoffa bianca pulita (ideali sono uno scampolo di lino o cotone, sciacquati benissimo da ogni residuo di detersivo – io li faccio addirittura bollire ma forse esagero). Strizzate bene per ottenere quanto più latte possibile. PS se fate riposare il latte un’ora in frigorifero prima di filtrarlo, otterrete un latte più ricco.

[ESTRATTORE] Versate tutto in un estrattore, avendo l’accortezza di chiudere la bocchetta di scarico, in modo che l’acqua possa lavorare al meglio con le mandorle. Aprite la bocchetta et voilà! Pronto.

Si conserva 4 giorni in frigorifero, ma lo sapete meglio di me che finirà in 24 ore al massimo. Non buttate l’okara, che torna sempre utile dentro un biscotto o una polpetta e attendete la prossima puntata dei miei deliri alla mandorla.

PS per fare la schiuma da cappuccino senza la macchina apposita, usate il minipimer: fate su e giù nel pentolino incorporando aria, e datevi un tono su Instagram.

Una vita difficile.

Ci vediamo tra qualche giorno per la seconda puntata!

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limoni sotto sale

dai muffin salati ne è passata di acqua sotto i ponti (e sulle nostre teste)! Siamo state a Londra una settimana, a Tera Salvaria, sono andata in val Trebbia a cucinare, ho fatto un tot di bagni al fiume, ho nuotato molto e dimenticato il blog.

Ieri sera ho cucinato qualcosa di spettacolare e semplicissimo: sto per postarvi la ricetta, ma prima dovete sapere dei limoni confit, o limoni sotto sale che dir si voglia! Sono una tradizione che dura da anni in casa nostra, quando troviamo dei bei limoni biologici e non trattati finiscono prima nel vaso di vetro e poi in tanti piatti delicati. Questi ci sono stati donati a pasqua da una nostra cara amica viareggina: l’albero di casa sua era ricchissimo e ci siamo abbuffate di agrumi come se non ci fosse un domani, durante la mini vacanzina pasquale.

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COSA SERVE:

1 kg di limoni + il succo di 1 kg di limoni

130 g di sale grosso integrale oppure rosa dell’himalaya

4 foglie di alloro

1 cucchiaino di pepe nero in grani

un grosso vaso di vetro con coperchio

COME SI FA:

Lavate e spazzolate i limoni. Tagliateli come se voleste farne quattro spicchi ma non arrivate fino in fondo. Riempite ogni limone con un cucchiaio di sale e qualche grano di pepe, metteteli in un vasi di vetro intervallati dalle foglie di alloro e premete con forza. Chiudete e lasciate riposare 4 giorni al buio, senza mai aprire il vaso.

Premete ancora una volta i limoni nel vaso, copriteli completamente con il succo di limoni e immergeteli usando l’apposito pressello salvagusto (in questo modo saranno sempre sommersi). Chiudete ermeticamente e fate riposare almeno un mese al buio completo. Più vengono macerati, più saranno buoni. In alternativa al succo di limone, potete usare acqua non clorata. In questo caso, lasciate una pentola di acqua del rubinetto a prendere aria per una notte, in modo da far evaporare tutto il cloro presente.

Una volta aperto, conservare in frigorifero e consumare entro due mesi.

Usatene uno spicchio alla volta per insaporire salse, risotti, creme di verdura, paté, dolci particolari, insalate, vinaigrette…

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Pentolini smaltati

Non di sole ricette vive questo blog: anche se la maggior parte dei post sono in effetti istruzioni per cucinare, la mia vita da Tilia Tarrare va ben oltre a tutto questo.
Mi spiego.
Questo spazio nacque come riferimento quando feci la prima edizione di AIUOLE FAST FOOD, e solo dopo diventò il mio diario dai fornelli.
Io, Betti, sono molto più in giro che online, ultimamente. Faccio presentazioni, catering, nuovi ricettari.
Chi mi segue su facebook o instagram lo sa, ma chi si affida unicamente al blog rimane all’oscuro  di tutto questo.

Sono qui per rimediare, raccontandovi della bella esperienza presso Mokalab il 14 e il 15 febbraio.
A Little Market Italia, in collaborazione con la talentuosa Giulia di Keep Calm and Knit, ha organizzato una serie di workshop uncinettanti nella cornice di Mokalab, laboratorio speciale sui Navigli.
Io ho curato i due buffet, preparando l’aperitivo del venerdì e il brunch del sabato: la difficoltà stava nell’assenza della cucina e nell’assenza della patente (vai di mezzi pubblici!).
Tutto risolto egregiamente con i miei adorati pentolini smaltati: leggeri, bellissimi, ognuno con una storia alle spalle. Un giorno ve le racconterò.

Le foto (splendide) sono di Chiara Albanesi (Lucciole) e ve le mostro con un pizzico di orgoglio.
Seguite i link per vedere le ricette 🙂

Menu del venerdì
Riso al curry croccante con verdure
Tortilla di patate
Polpette di quinoa e ceci alle alghe
Maionese al limone e prezzemolo
Maionese alla senape
Pâté di pomodori secchi e mandorle
Pâté di borlotti e curcuma
Crostoni al cavolo nero
Spritz hugo con sciroppo di sambuco
Spritz hugo con sciroppo di lillà

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Menu del sabato
Lemon poppy seed muffins
Chocolate chip cookies
Stecchi di banane ricoperti di granola
Pancakes di piselli
Quiche di funghi alle erbe aromatiche
Tortilla di patate
Insalata di patate e cavolo al kümmel
BLT sandwiches
Patè di pomodori secchi e mandorle
Patè di borlotti e curcuma
Maionese al limone e prezzemolo
Maionese alla senape
Caffè americano
Tè biologico
Caffè d’orzo biologico
Spremuta fresca
Latte di riso biologico
Spritz hugo con sciroppo di lillà

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E quindi: grazie ancora a tutte le donne di quel bellissimo fine settimana, oltre a Giulia e Chiara anche le dolcissime e premurose Mirta e Cristina.
E grazie al team di ALittleMarket e ALittleMag per il bell’articolo (potete leggerlo qui).

E scusate per il mio ritardo cronico nelle cose… presto vi racconterò di altre avventure, stavolta in corso. Non dimenticate di scrivermi se mi volete a cucinare ai vostri eventi 🙂
Un abbraccio!

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LIBERI VIAGGI

Piccola premessa per chi non c’era: il 15 dicembre a Milano si è svolta la quarta edizione di Liber, il salone del libro autoprodotto e dell’editoria creativa. È un momento speciale e bellissimo, in particolar modo nella cornice del Van-Ghè: muri colorati, scenografie teatrali, luci soffuse, il Bello (quello vero) ad ogni angolo. Ti senti magico anche solo a curiosare tra i banchetti. Immaginatevi a stare dietro il banchetto! O addirittura in cucina! Ecco, io ero lì: un angolo da romanzo. Sopra di me il soppalco con i musicisti che hanno dipinto il pomeriggio. Dietro di me una tenda nera e le parole delle persone, parole scritte (tantissime) e parole raccontate, grande confusione ma elegante. Bello. Bello vero.

Avevo il nobile compito di sfamare gli ospiti, e ho pensato a un viaggio. Era quasi natale, dopotutto, e una vacanza ce la si poteva anche concedere.

Ho deciso di partire con dei voli low-cost, delle mete vicine un po’ per togliersi lo sfizio e un po’ per provare a vedere com’è questa Parigi, questa Berlino, tu che dici, partiamo?

Ma quelli erano spuntini, la fame di viaggiare ti rimane e visto che siamo qui per sognare allora andiamo intorno al mondo, andiamoci tutti insieme e banchettiamo per festeggiare! Facciamo scalo a Pechino, tocchiamo l’India, l’Egitto e il Messico, prima di tornare al Van-ghè e ascoltare canzoni di De Andrè.

È stato bello, ma tanto. Ho fatto tutto da sola in cucina, ed ero particolarmente fiera di me per aver giocato bene con gli spazi, a volte risicati e a volte infiniti, del mondo dietro la tenda nera. Fuori, amici vecchi e nuovi mi aiutavano a fare biglietti aerei, un cartellone indicava le mete, e il resto è solo un pezzo di cuore che è rimasto sul tavolo.

Volevo fare un ricettario da vendere al banchetto ma non ho fatto in tempo, volevo farlo per Natale ma non ho fatto in tempo, volevo farlo per capodanno ma non ho fatto in tempo.

Ora è qui: ve lo regala la befana. Non sono molto brava a gestire il tempo, ma prendetemi così e vi prometto che presto migliorerò.

Con l’augurio di un nuovo anno bello, ricco di emozioni e di piatti cucinati con amore, vi lascio per un paio di mesi: devo studiare tanto, tantissimo, e anche solo il pensiero di dover aggiornare il blog mi toglie concentrazione. Avete un po’ di ricette, qui, da provare: spero che non vi annoierete ma, sarò sincera, spero che sentirete la mia mancanza.

Ci vediamo a marzo, nel frattempo: BUON VIAGGIO!

Liberi Viaggi (ricettario da scaricare)