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Passeggiate botaniche a Cassano d’Adda!

Sono decisamente emozionata nel comunicarvi una ripresa delle attività, seppur parziale e timida.

Come sapete, ho annullato tutti i corsi di cucina e di botanica a partire dal 23 febbraio. Ho preferito non spostarmi sulle piattaforme online (finché potrò evitarle, lo farò) e spero presto di poter tornare a cucinare in mezzo a voi, con il profumo di soffritto nell’aria e il grembiule ben stretto in vita. Al momento non posso fare pronostici, ma tengo le dita incrociate e continuo a sperimentare nuove ricette.

Nell’ultima Ordinanza della Regione Lombardia, però, c’è qualcosa che ha attirato la mia attenzione e mi ha fatto esplodere il cuore. Sono autorizzata a guidare piccoli gruppi in passeggiate botaniche all’aperto, ovviamente con le dovute precauzioni. Ho chiesto sui social se qualcuno fosse interessato, e la risposta è stata molto positiva. Detto, fatto!

Elegantissima durante la raccolta del sambuco – effetti collaterali post Covid-19

La proposta

Metto a disposizione le mie conoscenze botaniche, particolarmente focalizzate sulle erbe selvatiche commestibili (argomento trattato nella mia tesi di laurea triennale e divenuto poi oggetto di numerosi workshop, corsi, conferenze e scritti di varia natura) per nutrire la mente dopo gli ultimi tre mesi passati tra le mura domestiche.

Vi propongo di camminare con me vicino ai corsi d’acqua del paese dove vivo, Cassano d’Adda, una meta facilmente raggiungibile da Milano anche con i mezzi pubblici e una terra ricchissima di biodiversità.

Vi presenterò foglie e fiori non solo per utilizzarli in cucina, ma soprattutto per rimanerne affascinati.

Vi aspetto ogni pomeriggio per una bella passeggiata, la costruzione di un erbario, la storia delle erbe che incontreremo, come raccogliere, quando non farlo: tutto quello che avreste sempre voluto sapere su quelle piantine che vi accompagnano ogni giorno della vostra vita (ma che ancora non sapete riconoscere).

Inizia il 3 giugno l’appuntamento per chi non ne sa niente di fitoalimurgia e botanica. La quota di iscrizione è pari a 25€ e comprende: tre ore di corso all’aperto per massimo 4 persone + dispensa con le schede delle principali specie lombarde e una raccolta di ricette + una piccola sorpresa per godervi la gita fuori porta + fattura (ovviamente).

Aiuole Fast Food è stato il mio primo ricettario, un’avventura che mi ha aperto le porte su un mondo meraviglioso: le autoproduzioni.

Una piccola precisazione sul prezzo. Se potessi, farei queste passeggiate gratis: dopo quello che abbiamo vissuto, un po’ di svago costruttivo, in compagnia ma in sicurezza, è più che necessario. La situazione economica è tutto fuorché serena e non voglio gravare sulle tasche di nessuno, ma al tempo stesso questo è il mio lavoro e provengo da uno stop forzato di tre mesi. 25€ per tre ore di corso (con dispensa) è la cifra più bassa che io possa chiedere. Confido nella vostra comprensione e spero di avervi al mio fianco in queste passeggiate. Se volete aiutarmi, passate parola.

Come prenotare?

Io sono a disposizione tutti i pomeriggi (anche la mattina nel weekend) a partire dal 3 giugno. I gruppi saranno formati da un massimo di quattro persone e potremo decidere l’orario in base alle esigenze della combriccola: di base propongo dalle 15:30 alle 18:30, ma sono flessibile e aperta a ogni variazione. Chiaramente, se vi organizzate già con amici o familiari, è più semplice per me e per voi.

Per prenotarvi basta scrivermi una mail a bettitaglietti@gmail.com con oggetto “iscrizione aiuole”. Specificate che giorno vorreste prenotare, grazie!

Il calendario qui sotto verrà costantemente aggiornato con le date già occupate e gli orari scelti!

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Annullato il corso sulle erbe spontanee con il WWF – nuovi appuntamenti

Sono settimane difficili, inutile negarlo. In seguito all’emergenza coronavirus e alle disposizioni di Regione Lombardia, vi comunico con tanto dispiacere che il corso Storie di Erbe, in programma nel mese di marzo a San Giuliano Milanese, è stato annullato.

Che fare? I prati si stanno risvegliando, l’aglio orsino è già pronto per essere raccolto, questa primavera va affrontata a testa china sui prati e non c’è tempo da perdere. Per chi fosse interessato ad approfondimenti sulle erbe selvatiche, su come riconoscerle e utilizzarle in cucina, segnalo i prossimi appuntamenti. Alcuni erano già in programma, altri sono una conseguenza dell’improvviso marzo libero.

Aiuole fast food – passeggiate botaniche per negati

Aiuole Fast Food è stato il mio primo ricettario, un’avventura che mi ha aperto le porte su un mondo meraviglioso: le autoproduzioni.

Inizia il 14 marzo l’appuntamento per chi non ne sa niente di fitoalimurgia. I corsi si terranno a Cassano d’Adda, una meta facilmente raggiungibile da Milano anche con i mezzi pubblici e una terra ricchissima di biodiversità. Vi aspetta una bella passeggiata, una merenda, la costruzione di un erbario, la storia delle erbe che incontreremo, come raccogliere, quando non farlo: tutto quello che avreste sempre voluto sapere su quelle piantine che vi accompagnano ogni giorno della vostra vita (ma che ancora non sapere riconoscere). La quota di iscrizione è pari a 50€ e comprende: tre ore di corso all’aperto + merenda selvatica con piatti preparati da me + dispensa con le schede delle principali specie lombarde e una raccolta di ricette + una piccola sorpresa per godervi la gita fuori porta + fattura (ovviamente).

  • Sabato 14 marzo mattina – dalle 9:30 alle 12:30
  • Domenica 22 marzo pomeriggio – dalle 14 alle 17
  • Sabato 28 marzo pomeriggio – dalle 14 alle 17

Volete iscrivervi? Mandatemi una mail a bettitaglietti@gmail.com con oggetto “iscrizione corsi”. Grazie!

Un piatto di erbe – showcooking

Il primo aprile sarò a Cinisello Balsamo, presso Cofò, per uno showcooking a tema selvatico. L’appuntamento fa parte della rassegna Il verde in città: incontri, visite, laboratori organizzato da Passi e Crinali e Oltrespazio. Sono ormai diversi anni che collaboro con la bella realtà di Passi e Crinali e sono molto onorata di far parte anche quest’anno del nutrito gruppo di relatori. Date un’occhiata al programma, ricchissimo e sempre in fermento.

Rimaniamo in contatto!

Per i prossimi appuntamenti, vi ricordo di consultare la pagina CORSI o di contattarmi personalmente a bettitaglietti@gmail.com con oggetto “richiesta informazioni”. Grazie!

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zucchine ripiene e insalata di pesche

so bene che è da folli proporvi una ricetta al forno con questo caldo criminale, ma ve la posso spiegare. Non sto cercando di farla finita, aumentando ulteriormente la temperatura di casa. Semplicemente, qualche giorno fa mi sono alzata all’alba (almeno ho fatto colazione con la mia bella) e ho iniziato a cucinare, nel fresco del mattino. Alle otto ho infornato una torta salata, quattro zucchine ripiene e due crostatine (ho un forno grande, sì!), e per il resto della giornata sono stata libera di fare le tremila cose che mi ero prefissata. Furba, eh? La verità è che sto diventando sempre più anziana. Fra un po’ mi ritroverete a mettermi le scarpe col calzascarpe o a giocare a scala quaranta con il reggicarte. Anzi, ho sempre preferito Machiavelli a scala, quindi è deciso! La location già ce l’ho: sotto casa ho un simpaticissimo bar frequentato da vecchi ubriachi che litigano e urlano giocando a scopa tutto il giorno. Una pacchia.

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Questa la testimonianza che dico il vero!

Cosa serve (per 2 persone):

  • 4 zucchine tonde
  • un bicchiere di miglio
  • tre cipollotti
  • tanto basilico
  • stracchino di riso qb o labné di soia o hummus di ceci
  • 2 pesche gialle
  • 2 pesche tabacchiere bianche
  • aceto balsamico buono
  • olio buono, sale integrale, pepe nero macinato fresco

Come si fa:

Tagliate la sommità della zucchina lasciando poca polpa attaccata al picciolo. Svuotatele con un cucchiaino o uno scavino per frutta, facendo attenzione a non bucarle (lasciate uno spessore massimo di 5 mm).

In un pentolino scaldate due cucchiai di olio con 2 cipollotti tagliati a rondelle fini, poi aggiungete il miglio, tostate un minuto e coprite con 3 bicchieri di acqua salata (o brodo). Portate a bollore, mettete il coperchio e abbassate la fiamma al minimo. Cuocete 20 minuti.

A parte rosolate la polpa delle zucchine, grossolanamente triturata, con olio e l’ultimo cipollotto. Salate, coprite e stufate con un cucchiaio di acqua. Sono pronte quando sono appassite e un po’ dorate.

Mescolate il miglio con le zucchine trifolate e abbondante basilico spezzettato con le mani. Riempite le zucchine con un cucchiaio di miglio, un cucchiaio di stracchino e terminare con il miglio. Chiudete con il cappello e cuocete in forno già caldo a 180° per 20 minuti. In alternativa, ungete un tegame piccolo, ponete le zucchine, due cucchiai di acqua e copritele. Cuocete a fuoco lento per 30 minuti, aggiungendo acqua se si attaccano.

Servite con insalata di pesche: lavate e tagliate le pesche e conditele con tanto basilico, olio buono, aceto balsamico, sale integrale e pepe nero appena pestato. L’ideale. (Non posso più mangiare i pomodori, se è quello che vi state chiedendo!) Pesche e basilico, una delle mie accoppiate preferite.

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Vi aspetto venerdì e domenica a Triuggio (MB) per due incontri sulle erbe spontanee!

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foraging, primi, ricette, senza glutine

asparagus odyssey part 1

io sono asparagus. Un po’ di anni fa ero a Londra, intabarrata per bene (era febbraio), e il mio parka dai colori strani (verdone alla luce artificiale, marrone al sole, già vecchissimo allora, figuratevi oggi) mi riparava dalla pioggerellina impalpabile e costante assorbendola ben benino (mica poteva essere impermeabile, il mio vetusto compagno). Il mio amico, vedendomi alta alta e sempre con quel cappuccio calcato in testa, mi ribattezzò asparagus. Apprezzai, sperando non ci fossero riferimenti all’odore della mia urina (ma non credo).

Oggi non sono intabarrata ma latito, latito tantissimo e mi dispiace. Ho in arretrato un sacco di ricette che fra un po’ chi se le ricorda più, ma intanto, ora, qui, bisogna parlare di asparagi. Ho quattro piatti con quattro tipi di asparagi diversi, mettetevi comodi che ora si inizia. Alcuni sono selvatici, altri sono normali, altri ancora addirittura rosa (no, non bianchi, noi li abbiamo più femminili).

Inizio con i getti del luppolo, detti anche ligaboschi (per me, bresciana, sono i loertìs), usati in un risottino con noci e fichi secchi.

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RISOTTO CON GERMOGLI DI LUPPOLO E FRUTTA SECCA

Cosa serve (per 2):

  • due mazzetti di germogli di luppolo (Humulus lupulus)
  • uno scalogno
  • due fichi secchi
  • dieci noci
  • cinque belle manciate di riso semintegrale (circa 200 g)
  • olio biologico delicato come il frantoio (lo trovate qui)
  • brodo vegetale
  • vino bianco secco
  • sale, pepe

Come si fa:

Lessate i vostri “asparagi” (posso chiamarli loertìs, sì?) in acqua non salata, tenendoli al dente. Nel frattempo preparate il brodo, deve essere bollente, e il soffritto, tritando lo scalogno e i fichi.

In un tegame scaldate un fondo d’olio, aggiungete la cipolla con i fichi e fate dorare. Unite il riso, tostatelo per un minuto, poi sfumate con un goccio di vino bianco, alzate la fiamma e fatelo evaporare. A questo punto aggiungete il brodo, un paio di mestoli per volta, mescolando spesso: non appena il brodo si sarà assorbito, ne aggiungerete altro, fino alla cottura del riso (25 minuti circa).

I vostri loertìs saranno belli che cotti. Scolateli, tagliateli fini e uniteli al risotto a metà cottura (quindi dopo dieci minuti). Ora non vi resta che sgusciare le noci e pestarle nel mortaio con qualche grano di pepe nero. A fine cottura aggiungete il pestato, spegnete, mescolate bene (eventualmente regolate di sale) e fate riposare un paio di minuti mentre apparecchiate la tavola.

Approfittate delle passeggiate per raccogliere i giovani getti del luppolo ora che è stagione! I fusti sono rampicanti e cercheranno sostegno su qualsiasi cosa capiti loro sotto tiro, tendono al rossiccio e sono ruvidi al tatto. Leggete questa scheda per capire un po’ meglio, e attenzione a non fare confusione durante la raccolta (lontano da luoghi inquinati, ovviamente).

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una focaccia coi fiori

ogni tanto mangio un fiore, cantava qualcuno, io più spesso bruco le foglie di aglio orsino: romanticheria zero, asocialità a mille. Ma chi mi sta intorno mi vuole bene lo stesso 🙂

Insomma l’altra mattina mi hanno portata a scoprire nuove zone: prati stabili, erbe di ogni sorta, zero campi coltivati, zero strade. Un paradiso. Fortunatamente avevo con me il cestino: ho tirato su il necessario per un pranzo preparato in poco tempo.

La focaccia: io vi ammiro, voi che avete sempre il tempo di fare gli impasti e rinfrescarli ottomila volte al giorno (o anche una sola, ma che lasciate tempo al tempo). Io no. Ho scoperto la farina con lievito istantaneo: la impasti e la inforni. Ditemi tutto quello che volete, voi puristi del cereale lievitato: mi scivolerà addosso, perché io so che la focaccia non si fa così, ma a mali estremi (non sempre, sia chiaro), mi può anche andar bene così.

E dopo avere sdoganato la focaccia istantanea, vi dico: potete usare anche quella già stesa che io non vi dirò nulla.

[EDIT 2020: non è vero, sono diventata una purista anche io]

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Cosa serve (per 4):

  • 500 g di farina per pizza
  • 300 ml di acqua (o quanto richiesto)
  • 4 cucchiai di olio siciliano bio 
  • semola di grano duro qb
  • 4 patate
  • mezza cipolla
  • qualche fiore (di tarassaco, di aglio orsino, di margherita)
  • qualche foglia di aglio orsino
  • mezzo bicchiere di olio siciliano bio, sale

per accompagnare:

  • lattuga romana qb
  • un mazzettino di rumex acetosa (come lo chiamate? erba brusca?)
  • un mazzettino di tarassaco
  • fiori (margherite, lamium, aglio orsino, tarassaco)
  • olio, limone, sale

Come si fa:

pelate le patate e tagliatele a fette sottili. Mettetele in una pentola con acqua fredda e ponete sul fuoco, portate a bollore e cuocete qualche minuto (3-4). Scolatele. Tagliate la mezza cipolla a fette.

Riscaldate il forno a 230°.

Nel frattempo impastate farina, acqua e olio fino a ottenere un impasto liscio e non colloso (aiutatevi con una spianatoia o un tavolo pulito cosparso di semola). Stendete la focaccia con un mattarello (con semola sopra e sotto) fino allo spessore di 1/2 cm; rivestite una teglia con carta da forno, ungetela e stendetevi la focaccia lungo tutto il fondo. Ricopritela con le fette di patata, i pezzetti di cipolla, i fiori e le foglie di aglio orsino tagliate a strisce grossolanamente.

In un vasetto versate poco meno di mezzo bicchiere di olio e la stessa quantità di acqua. Sbattete energeticamente per emulsionare, poi versatelo sulla focaccia e infornate. Controllate la cottura: i bordi devono essere dorati  quando è cotta (circa 20-25 minuti).

Nel frattempo preparate l’insalata con le erbe pulite e strappate con le mani, un poco di lattuga per addolcire i sapori e i fiori in abbondanza. Condite con sale, limone e infine olio e servite con la focaccia a tranci.

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foraging, primi, quick & easy, ricette

la pasta di fela

ovvero di come la colonna sonora ti cambia il risultato.

In cucina ho il mio primo stereo, un compattone che ormai legge solo le musicassette. Fortunatamente vivo con chi della musica sta facendo il suo mestiere, e questo vuol anche dire uno scatolone pieno di cassettine, tutte pazientemente scritte a mano, segno di un’adolescenza attenta e curiosa, mai sazia (la cosa più bella è scoprire con cosa ha riempito i minuti mancanti per finire il lato B, e ritrovarsi a cantare a squarciagola Bodies degli Smashing Pumpkins dopo Rank degli Smiths). E sapere che quelle cassettine sono lì per te.

Detto questo, ho messo una vecchia pentola gialla sullo stereo. Dentro ci sono le cassette del periodo. Una in realtà non se ne va mai, perché cucinare coi Beatles per me è una gioia primordiale. E poi ultimamente va molto Sea Change di Beck, Laurel Aitken, e soprattutto Fela Kuti.

E quindi mercoledì scorso dovevo farmi il pranzo, pensavo a una pasta coi carciofi, poi è partita la musica ed è diventata un po’ più simpatica, ‘sta pasta.

Ho deciso di condividerla.

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Cosa serve:

  • 250 g di pasta integrale
  • 3 carciofi
  • un mazzetto di aglio orsino o uno spicchio d’aglio
  • un cucchiaino di curry piccante
  • un cucchiaino di curry mild
  • un cucchiaino di curcuma
  • olio extravergine di oliva
  • un bicchiere di latte di soia
  • una manciata di mandorle
  • una fettina di zenzero fresco

Come si fa:

Mettete su l’acqua per la pasta, nel frattempo scegliete una cassetta dalla pentola, e iniziate a pulire i carciofi.

Scaldate l’olio con lo zenzero tritato finemente, l’aglio schiacciato (o qualche foglia di aglio orsino tritata) e le spezie.

Tagliate i carciofi a spicchietti e poi a fettine, rosolateli nell’olio profumato e bagnateli col latte. Coprite a metà con un coperchio, regolate di sale.

A parte cuocete la pasta.

In un padellino di acciaio dal fondo spesso tostate le mandorle per qualche minuto, girandole spesso. Tritatene una parte.

Saltate la pasta nei carciofi con le mandorle tritate, decorate con le mandorle intere e dell’aglio orsino fresco e portate in tavola con del tabasco. Che magari vi va.

Ah, ero da sola. Ovviamente la pasta sarebbe per due.

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(bello l’aglio orsino mio)

foraging, ricette, secondi, veggies

carciofi ripieni di profumi selvatici

erbe spontanee, carciofi, olio buono e pane: sono solo questi gli ingredienti. Se volete viziarvi, potete aggiungere un tocco di “formaggio spalmabile” ottenuto a partire dallo yogurt, come ho spiegato nella ricetta precedente, ma vi assicuro che è ottimo anche senza.

Vi raccomando caldamente di uscire e fare passeggiate nel verde: le sorprese sono in agguato. Io ho raccolto aglio orsino (il mio preferito) e erba cipollina (quella “vera”) e sono taaanto felice!

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Cosa serve:

  • 3 carciofi
  • 3 fette di pane (anche secco)
  • una manciata di foglie di aglio orsino
  • una manciata di steli di erba cipollina (io ho messo anche qualche bulbo)
  • olio pugliese bio (il Coratina, ad esempio, ha appena vinto il Primo posto con lode di eccellenza nella categoria “FRUTTATO INTENSO” del 5° Concorso degli Oli Extravergini di Oliva Italiani “L’Oro d’Italia” nella tipologia MONOVARIETALI. Una poesia!)
  • sale
  • vino bianco (facoltativo ma se c’è è meglio)
  • labné di soia o altro formaggio spalmabile vegetale (facoltativo)

Come si fa:

Tagliare il pane a pezzettini, condirlo con le erbe tagliate, l’olio e il sale. Se è secco, bagnarlo con un goccio di acqua.

Pulire i carciofi asportando il gambo, le foglie esterne, poi togliendo le punte e il cuore con la barba. Farcirli con il pane.

Rosolare i carciofi in un pentolino che li contenga di misura (anche in altezza!) con un filo d’olio, poi sfumare con un goccio di vino bianco, fare evaporare, unire mezzo bicchiere d’acqua e coprire. Dopo venti minuti sono pronti.

Io li ho gustati come un piatto unico, accompagnati dal “formaggio spalmabile” e decorati con aglio orsino fresco.

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Se vi state chiedendo cos’è l’aglio orsino, ora ve lo mostro. Le foglie possono essere impropriamente scambiate per quelle del tossico mughetto, ma basta strofinarle per riconoscere il delizioso aroma d’aglio (che le foglie del mughetto, peraltro più carnose e di un colore diverso, non hanno). E poi ha un nome troppo carino!

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dolci, foraging, forneria, ricette

una torta di violette

adoro i fiori ovunque: nel prato, nel tè, sugli alberi, sul collo, nei capelli, sulle torte. Il loro profumo mi culla e mi calma, mi sento in grembo a mia nonna, al sicuro.

Domenica abbiamo festeggiato un compleanno speciale: la ragazza che mi ha aperto un mondo fatto di torte senza uova (e io non ci credevo), una donzella di fiori di campo e sapori di una volta, maestra di dolci e sorrisi. Ho pensato subito alle violette, per lei.

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Purtroppo, i fiori sono così delicati che andrebbero raccolti il giorno stesso. Per la prossima volta, li stenderò su un panno umido all’interno di un contenitore ermetico, in modo che possano mantenere un migliore turgore.

Condividiamo l’immaginario delle torte alte e farcite, sogni voluttuosi bianco panna. Però: io di quel mondo lì di finte spume grassissime mi sono abbastanza rotta (escluse, ovviamente, quelle fatte in casa, a base di cocco o anacardi), avendo confezionato centinaia di cupcakes con quintali e quintali di zucchero a velo e margarina. Ho deciso di dire basta e di virare sull’adorato yogurt di soia: fatto colare due giorni in una garza, con succo di limone e sale, si trasforma in un delicatissimo “formaggio” spalmabile. Unito a una buona marmellata di limoni, è quanto di meglio potessi immaginare per quelle meravigliose violette.

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Cosa serve:

  • 300 g di farina semintegrale di farro
  • 60 g di farina di riso integrale
  • 40 g di amido di mais
  • 150 g di zucchero di canna
  • 1 bustina di lievito
  • 250 g di yogurt di soia ai frutti di bosco
  • 80 ml di latte di soia
  • 100 ml di olio di semi di girasole spremuto a freddo

e inoltre:

  • 750 g di yogurt di soia al naturale*
  • marmellata di limoni (poco meno di un vasetto)
  • sale, succo di limone*
  • una vaschetta di violette (o quante riuscite a raccoglierne prima di esaurirvi)

*ATTENZIONE! lo yogurt va preparato due giorni prima!

Come si fa:

Versate lo yogurt in una terrina, unite il succo di mezzo limone, un cucchiaino di sale e trasferite il tutto in una garza di lino. Potete annodarla a fagotto e sospenderla su una ciotola o rivestire un colino o la centrifuga dell’insalata con il lino, così avrete un supporto comodo. Mi raccomando, sotto mettete una ciotola e non un piatto perché perderà molta acqua. Lasciate così due giorni. Ottimo spalmato sul pane e insaporito con tutto quello che vi viene in mente, o usato per fare dolci.

Preriscaldate il forno a 180°. In una ciotola capiente versate le farine, lo zucchero e il lievito. In un misurino versate yogurt ai frutti di bosco, latte e olio e amalgamateli con una frusta. Aggiungete il composto liquido a quello secco, mescolate bene e versate in una teglia rivestita di carta da forno.

Cuocete per 40-45 minuti. Fate la prova stecchino per vedere se è ben cotta anche al centro. Spegnete il forno e apritelo.

Aspettate dieci minuti, poi sformate la torta su una gratella per dolci e fatela raffreddare completamente.

Preparate la crema con il “formaggio spalmabile” e circa due cucchiai di marmellata di limoni (andate a gusto). Mescolate bene per amalgamare.

Tagliatela a metà per il lungo, farcitela con la marmellata di limoni (io adoro quella biologica di Libera Terra, buona e brava) nel mezzo e richiudetela.

Ricoprite la torta con la crema di yogurt al limone, livellatela con una spatola e ricopritela con manciate di violette fresche raccolte sul fiume.

Adorabile.

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farro d’autunno

il weekend del ponte è stato come sogno che sia ogni singolo giorno della mia vita: calmo e all’insegna dello stare insieme. Amici che vengono a casa, io che vado da amiche, tempi dilatatissimi, nessuna fretta e un sacco di cibo buono a scaldare l’atmosfera e il cuore. Le prossime ricette apparterranno tutte a quel lunghissimo fine settimana, dove il venerdì era una domenica, il sabato era una domenica e la domenica era natale. Lo porterò nel cuore per un po’. E sul culo, se solo assimilassi un decimo di quello che mangio. Invece no, solo nel cuore. Vogliatemi bene lo stesso.

Questa è la ricetta del venerdì: biblioteca chiusa, gruppo “studio” che si trasferisce a casa, improvvisiamo una ricetta che lasci il tempo di continuare a studiare chiacchierare, e ci gustiamo il primo giorno di novembre. Ciao zucca, tocca ancora a te. Parlando di olio, invece, il farro chiama immediatamente le olive toscane: chi è pratico di quella regione meravigliosa sa che in Garfagnana viene coltivato il farro ed è all’origine di numerosi piatti tipici.

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Cosa serve (per 4):

  • 250/270 g di farro (ho ancora la bilancia scarica, sì, non mi ricordo di comprare le pile)
  • mezza zucca mantovana
  • una cipolla rossa
  • un piatto di finferli puliti*
  • aglio*
  • peperoncino*
  • prezzemolo*
  • timo
  • rosmarino
  • olio toscano frantoio
  • sale

Come si fa:

Accendete il forno a 220°. Portate a bollore una pentola d’acqua.

Pulite la zucca, pelatela e tagliatela prima a fette spesse un cm e 1/2, poi a dadini e metteteli in una pirofila. Aggiungete la cipolla tagliata un po’ spessa, il rosmarino, il timo, una presa di sale e un buon giro d’olio. Infornate. Nel frattempo salate l’acqua e calate il farro. Tornate a studiare.

*dovete sapere che io ho in freezer una scorta di finferli raccolti e cucinati in giornata dal babbo durante le vacanze estive. Ecco, se voi non siete così fortunati, pulite i funghi e saltateli in padella con un soffritto di aglio e peperoncino. Portate a cottura coperti. Salate e prezzemolate alla fine. Cioè, non studiate.

La zucca cuoce in una mezzoretta (in un forno ventilato anche meno, ma io ho un antenato a gas), comunque dopo una ventina di minuti vi consiglio di mescolarla. Il farro cuoce in mezzora/quaranta minuti. Regolatevi coi tempi!

Tutto pronto, tutto cotto? Scolate il farro, unitelo alla zucca, aggiungete i funghi, fate riposare in forno ancora cinque minuti, poi servite.

Molto soddisfacente!

Cos’altro ho preparato in quei giorni? Una specie di raw cheesekaki da perfezionare, guacamole, insalata autunnale al melograno, lasagne affumicate di zucca e canapa, polpette al curry… e una montagna di cupcakes al burro d’arachidi. Pian piano arriva tutto! A presto!

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pane secco e poco altro

tre settimane di silenzio. In cui il silenzio non c’è stato affatto, tra mille impegni di varia natura, ma bisogna dire che un weekend libero c’è stato sì e ne ho approfittato per farmi una giornata all’insegna della vegan-abbuffata: a Milano ci sono dei nuovi fast food (Universo Vegano il nome, la sostanza è dipendenza istantanea) e valeva la pena provare quello in Ripa di Porta Ticinese (al 49, andateci!). La sera (il 25/5) all’arci Biko c’era Food of Love, dove con 15 euro te magni l’impossibbile (buonissimissimo tutto!)… insomma, ho tirato il fiato e allentato la cintura.

In tutto questo mi dimentico di fare le foto (c’è una bomba atomica agli asparagi che ho già fatto tre volte, riuscirò a postarla prima di luglio!), mi dimentico di cucinare, mi dimentico di pagare le bollette mi staccano la corrente (ma non perché mi sono dimenticata di andare in posta… una lunga storia, tragica, di burocrazia all’italiana), mi dimentico addirittura di mangiare, mi dimentico il pane in dispensa.  A quello fortunatamente c’è rimedio! Un rimedio classico è la pappa al pomodoro. Stavolta però in frigo erano morte delle erbette dalla disperazione dal vedermi mangiare latte di riso e cereali tre volte al giorno, e dai che ti ridai ho tirato fuori un pranzetto niente male. C’era un’amica da noi, ormai la ricetta ha quasi un mese, ma il mio motto è meglio tardi che mai (che non è neanche vero sempre, poi).

Comunque, il pane seccherà per sempre, quindi salvatevi ‘sta meraviglia. ORA.

GNOCCHI DI PANE CON ERBETTE E CREMA DI “FORMAGGIO”

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la ricetta l’ho trovata qui: http://swissveganticino.wordpress.com/2012/11/24/gnocchi-di-pane-e/

Cosa serve (per tre):

250 g di pane raffermo

150 ml di latte di soia non dolcificato

un mazzetto di erbette bollite

5 cucchiai di farina

sale, pepe, noce moscata

+

due pere

un cucchiaio di amido di mais

due cucchiai di lievito alimentare in scaglie

un bicchiere scarso di latte di soia non dolcificato

sale, paprika, olio

Come si fa:

Spezzettate il pane, mettetelo a bagno nel latte e andatevene per un paio d’ore. Poi strizzate il pane, aggiungete le erbette tritate, sale pepe noce moscata e farina, mescolate, impastate bene con le mani, fate dei canederli e poggiateli su un vassoio. Bollite l’acqua e fate la prova cuocendone uno solo finché non viene a galla, per vedere se tiene la cottura (io non ho avuto problemi). Come condimento io ho optato per olio evo con la paprika in una padella, dove rosolare gli gnocchi (mi raccomando, scolateli uno a uno con la schiumarola, non buttateli nel colapasta che vi viene un purè!). Poi ho impiattato alternando gnocchi dorati e fettine di pera e al centro ho depositato un cucchiaio di crema al “formaggio” fatta con amido di mais e latte di soia, un pizzico di sale e quando addensa aggiungo due cucchiai di lievito. Stop. Buonissimo e perfetto per finire tutti i mostri del frigo (non ultimo il latte di soia, incredibile baluardo di cui è impossibile decifrare la scadenza) (e comunque sono ancora qui, anche se la mia assenza non pare giustificarmi).

Ulteriori prove del fatto che ero viva:

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gli avanzi di vedi vegan e poi muori trasformati in un brunch 🙂

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il compleanno della Franka con consegna torta a domicilio

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i weekend in Val Trebbia a cucinare

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il concerto al tramonto dei please…e le cose continuano.

Prossimi eventi in programma:

8-9 giugno in Val Trebbia

9 giugno workshop sulle erbe spontanee (cascina castelletto a pioltello)

16 giugno aperitivo vegan con dj-set per il release party della mia ultima fatica (officina dei beni comuni a milano)

21 giugno cucinerò al matrimonio più matto della storia

22 giugno a Tera Salvaria, cucinare nei boschi è la mia passione, si sa

29-30 giugno chiudiamo in Val Trebbia

…a fine agosto ho un po’ di date a Udine…

FRANZINI E ERBE

non temo la noia. non temo la fatica. per ora.

A presto 🙂