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una torta di violette

adoro i fiori ovunque: nel prato, nel tè, sugli alberi, sul collo, nei capelli, sulle torte. Il loro profumo mi culla e mi calma, mi sento in grembo a mia nonna, al sicuro.

Domenica abbiamo festeggiato un compleanno speciale: la ragazza che mi ha aperto un mondo fatto di torte senza uova (e io non ci credevo), una donzella di fiori di campo e sapori di una volta, maestra di dolci e sorrisi. Ho pensato subito alle violette, per lei.

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Purtroppo, i fiori sono così delicati che andrebbero raccolti il giorno stesso. Per la prossima volta, li stenderò su un panno umido all’interno di un contenitore ermetico, in modo che possano mantenere un migliore turgore.

Condividiamo l’immaginario delle torte alte e farcite, sogni voluttuosi bianco panna. Però: io di quel mondo lì di finte spume grassissime mi sono abbastanza rotta (escluse, ovviamente, quelle fatte in casa, a base di cocco o anacardi), avendo confezionato centinaia di cupcakes con quintali e quintali di zucchero a velo e margarina. Ho deciso di dire basta e di virare sull’adorato yogurt di soia: fatto colare due giorni in una garza, con succo di limone e sale, si trasforma in un delicatissimo “formaggio” spalmabile. Unito a una buona marmellata di limoni, è quanto di meglio potessi immaginare per quelle meravigliose violette.

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Cosa serve:

  • 300 g di farina semintegrale di farro
  • 60 g di farina di riso integrale
  • 40 g di amido di mais
  • 150 g di zucchero di canna
  • 1 bustina di lievito
  • 250 g di yogurt di soia ai frutti di bosco
  • 80 ml di latte di soia
  • 100 ml di olio di semi di girasole spremuto a freddo

e inoltre:

  • 750 g di yogurt di soia al naturale*
  • marmellata di limoni (poco meno di un vasetto)
  • sale, succo di limone*
  • una vaschetta di violette (o quante riuscite a raccoglierne prima di esaurirvi)

*ATTENZIONE! lo yogurt va preparato due giorni prima!

Come si fa:

Versate lo yogurt in una terrina, unite il succo di mezzo limone, un cucchiaino di sale e trasferite il tutto in una garza di lino. Potete annodarla a fagotto e sospenderla su una ciotola o rivestire un colino o la centrifuga dell’insalata con il lino, così avrete un supporto comodo. Mi raccomando, sotto mettete una ciotola e non un piatto perché perderà molta acqua. Lasciate così due giorni. Ottimo spalmato sul pane e insaporito con tutto quello che vi viene in mente, o usato per fare dolci.

Preriscaldate il forno a 180°. In una ciotola capiente versate le farine, lo zucchero e il lievito. In un misurino versate yogurt ai frutti di bosco, latte e olio e amalgamateli con una frusta. Aggiungete il composto liquido a quello secco, mescolate bene e versate in una teglia rivestita di carta da forno.

Cuocete per 40-45 minuti. Fate la prova stecchino per vedere se è ben cotta anche al centro. Spegnete il forno e apritelo.

Aspettate dieci minuti, poi sformate la torta su una gratella per dolci e fatela raffreddare completamente.

Preparate la crema con il “formaggio spalmabile” e circa due cucchiai di marmellata di limoni (andate a gusto). Mescolate bene per amalgamare.

Tagliatela a metà per il lungo, farcitela con la marmellata di limoni (io adoro quella biologica di Libera Terra, buona e brava) nel mezzo e richiudetela.

Ricoprite la torta con la crema di yogurt al limone, livellatela con una spatola e ricopritela con manciate di violette fresche raccolte sul fiume.

Adorabile.

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la piadina fatta in casa

E insomma prima o poi si doveva ricominciare con qualcosa, da queste parti.
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Del perché ricominciare con una piadina, non avete idea.

Come al solito, arrivano quei momenti stagionali in cui il numero di vasetti, barattoli e sacchetti nella dispensa supera di gran lunga la capacità contenitiva della stessa. Di solito, sono anche quei momenti in cui apri il frigo e dici “ah ma cosa mangio oggi? Non c’è niente”. Ecco. Non è vero. Adesso hai tempo e non sei più obbligata a mangiare una cosa al volo tra un capitolo e l’altro, e quelle farine andranno a male se non le adotti. È tuo dovere ricavare qualcosa da quelle polveri, che non siano castelli di sabbia sul lavello.

Ieri dovevo quindi andare a fare la spesa perché non avevo niente in casa, solo dell’insalata sul viale del tramonto, un botto di salse-salsine-salsette, del latte di soia (evento!) e l’ormai famosa dispensa straripante di barattoli mezzi vuoti. Nemmeno una cipolla (senza cipolla non vale la pena vivere, ma c’era almeno dell’aglio per risollevare le sorti del mio pranzo che andava a disegnarsi tristissimo).

L’ordine dei pensieri è stato: vabbè con l’insalata ci mangio delle polpette, per forza, magari col miglio così libero quel barattolo – abbondiamo di spezie così non si sente la mancanza di verdure – oddio non ho il pane – panico – no non esiste, adesso cerco la ricetta della piadina, mica deve lievitare quella – già che ci sono uso pure quella farina di canapa.

Il risultato, però, è andato molto oltre le mie aspettative (che non erano altissime, lo ammetto). La farina di canapa dona un twist noccioloso che rende la piadina a tutti gli effetti golosissima già da sola, io me la immaginavo accompagnata da una crema di tofu… meraviglia.

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Questa ricetta serve anche da pretesto: non ho fatto la piadina in casa perché sono pigra e non voglio scendere a comprare il pane (uhm, anche, ma non è il punto ora). Io faccio la piadina in casa perché posso farlo, perché al termine del pranzo non avrò buttato una confezione di plastica nel cestino, perché avrò risparmiato dei soldi, perché avrò mangiato una cosa più sana.

Io credo nell’autoproduzione, e ci credo tanto, ma con tutte le contraddizioni insite nel mio stile di vita, dirlo ha senso solo se serve come stimolo costante. Mi sposto in bicicletta e con i mezzi pubblici ma ho uno smartphone, uso prodotti di stagione ma poi alle banane non resisto, raccolgo le erbe spontanee ma vado al supermercato, faccio la piadina superhealthy e poi friggo le polpette (con tutti i problemi di smaltimento dell’olio, pure!). Come uscirne?

Credere nelle sfumature di grigi: io sto tra il bianco e il nero, oggi sono grigio perla, domani sono antracite, vivo nella consapevolezza di quello che faccio e questo mi basta, quasi sempre.

Cosa serve (per 4):

per le polpette:

  • un bicchiere di miglio lavato
  • l’equivalente di un dado per brodo (di verdure)
  • prezzemolo, basilico, origano
  • un cucchiaino di semi di coriandolo pestati
  • uno spicchio di aglio tritato
  • 3 cucchiai colmi e stracolmi di farina di ceci
  • farina di mais per le panature (mezzo bicchiere, a occhio) o pangrattato
  • un limone
  • olio evo, olio per friggere
  • sale

per le piadine:

  • 250 g di farina di tipo 1
  • 3 cucchiai colmi di farina di canapa
  • 150 ml di latte di soia
  • 4 cucchiai di olio evo
  • 1 cucchiaino di sale
  • 1/2 cucchiaino di bicarbonato

Come si fa:

Polpette:

scaldate un goccio d’olio in una padella, unite il miglio, tostatelo leggermente e versateci sopra 3 dosi di acqua bollente (per un bicchiere: tre bicchieri) e il dado sbriciolato (io ho usato quello fatto in casa da un’amica, eh eh). Coprite e cuocete a fuoco medio-basso per venti minuti, poi spegnete e fate riposare ancora un po’. Nel frattempo preparate l’impasto della piadina.

Trasferite il miglio in un robot, aggiungete le spezie e l’aglio, la farina di ceci, un pizzico di sale, un giro d’olio, il succo di mezzo limone e frullate bene. Versate l’impasto in una ciotola e aggiungete la farina/pangrattato finché non appare compatto. Fate riposare.

Formate delle palline dalla grandezza di una grossa noce, bagnandovi le mani in acqua per aiutarvi.

Scaldate un dito di olio in un pentolino con un pezzettino di pane all’interno: quando sfrigolerà sarà l’ora delle polpette. Friggetene poche alla volta, cercando di lasciarle immerse almeno per metà della loro altezza, poi giratele e quando sono ben dorate uniformemente scolatele e poggiatele su un piatto con carta assorbente. Quando le avete finite tutte, trasferitele su un piatto e spruzzatele col succo del mezzo limone rimasto.

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Piadine:

riunite in una terrina le farine, il sale, il bicarbonato, l’olio. Scaldate il latte in un pentolino finché non diventa tiepido, versatelo in più riprese nell’impasto, mescolando piano. Alla fine lavorate brevemente il composto su una spianatoia infarinata finché non risulta morbido e non appiccicoso. Capovolgete la terrina sulla pallina di impasto e fatelo riposare almeno trenta minuti. Nel frattempo fate le polpette.

Riprendete l’impasto, dividetelo in quattro, stendetelo molto sottile con un mattarello, staccandolo e capovolgendolo più volte e, se serve, infarinandolo poco. Scaldate una padella pesante e quando è molto calda cuocete la piadina, girandola più volte in modo che cuocia uniformemente da entrambi i lati.

E ora il momento più agognato: la farcitura. Io ho optato per l’ajvar (una salsa di peperoni, in questo caso piccante), ma voi potete spaziare. Accompagnate con verdura cruda abbondante!

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panzerotti primavera con salsa agrodolce

volo diretto napoli-pechino, senza fritture né fratture.

Questi panzerotti (molto simili ma non uguali, in realtà, e fritti) li avevamo fatti al ristorante vegetariano della festa di radio onda d’urto almeno due anni fa (se non tre). Avevamo la pasta della pizza, una cassetta di cavolo cappuccio che ad agosto è un po’ scomoda da far andare, e poche idee in merito. Il risultato era stato sbalorditivo: verdure a julienne saltate con la salsa di soia, il tutto impacchettato nella pasta e poi fritto. Per anni mi sono detta: dai rifalli, dai rifalli, dai rifalli. E poi, ieri, le circostanze perfette: dover cucinare qualcosa per un aperitivo; avere in casa solo carote, cipolle e cavolo cappuccio; avere il lievito di birra (secco, va bene uguale). Non potevo astenermi.

E quindi eccoli, ho preparato anche una salsina agrodolce che ci sta proprio bene e ho pensato tanto ai miei amici con i quali ho fritto cento panzerottoni una sera d’agosto. Alcuni sono lontani lontani, tipo in Brasile, altre sono vicine, ma non ci si vede mai: vi abbraccio virtualmente in questo giro del mondo culinario 🙂

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Cosa serve (per 20 panzerotti):

  • 650 g di farina
  • 1 bustina di lievito secco attivo
  • 1 cucchiaino di zucchero
  • 1 cucchiaino di sale
  • 2 cucchiai di olio + altro per la cottura
  • 1 kg di verdura mista tra carote, cipolle e cavolo rosso (o verde)
  • 7 spicchi d’aglio
  • 2 cucchiaini di shichimi togarashi (facoltativo, sostituibile con un po’ di peperoncino) (è giapponese, sempre per il tour intorno al mondo)
  • salsa di soia
  • olio di girasole

per la salsa:

  • 8 cucchiai di ketchup
  • 4 cucchiai di acqua
  • 4 cucchiai di aceto di mele
  • 2 cucchiai di zucchero

Come si fa:

Preparate la pasta: sciogliete il lievito con lo zucchero in mezzo bicchiere d’acqua tiepida. Fate riposare 10 minuti. Sciogliete il sale in un bicchiere di acqua tiepida. In una ciotola setacciate la farina e aggiungete prima l’acqua col lievito e poi l’acqua col sale, l’olio e mescolate. Vi servirà almeno un altro mezzo bicchiere d’acqua, sempre tiepida: continuate a impastare con forza e aggiungete acqua o farina fino ad ottenere un impasto elastico e morbido ma non appiccicoso. Mettete in una terrina e fate riposare un’ora, coperta con un tessuto bagnato e strizzato, in un luogo tiepido (il forno appena scaldato e spento).

[DISCLAIMER DAL FUTURO – APRILE 2020: ora non mi sognerei mai di usare una bustina di lievito secco per 650 g di farina, ma ero giovane e inesperta. Vogliatemi bene e vogliate bene anche ai vostri impasti, per cui usate poco lievito e impiegate tante ore di lievitazione.]

Nel frattempo tagliate a julienne tutte le verdure. Tritate l’aglio. In una wok scaldate un fondo di olio di girasole, mettete metà aglio e un cucchiaino di shichimi togarashi e, quando l’aglio sfrigola, buttate metà delle verdure. Saltatele a fiamma alta, dopo un paio di minuti sfumatele con la salsa di soia, fate evaporare e versatele in una teglia. Ripetete l’operazione (in questo modo le verdure non si stufano ma rimangono croccantine) per finire gli ingredienti. Fate raffreddare.

Preparate la salsa mescolando gli ingredienti in una ciotolina e poi riponetela in frigo.

Dopo un’ora riprendete l’impasto, lavoratelo e dividetelo in venti palline (dividete l’impasto a metà, poi ogni metà in 2 e ognuna delle 4 palle che avete in 5). Fatelo lievitare ancora 45′ almeno, sempre al caldo e sempre coperto.

Scaldate il forno a 200°, rivestite due teglie di carta da forno. Mettete un pentolino di acqua sul fondo del forno. Appiattite le palline col mattarello, versate al centro un cucchiaione (due cucchiai) di verdure e chiudete i lati con i rebbi di una forchetta o usando l’apposito stampino. Spennellate con olio e infornate per 20-25 minuti, girandole dopo circa 15-20 minuti (ogni forno fa il suo, quindi provate, devono risultare dorate sotto quando le girate).

Più olio = più croccanti, remember.

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tatin cremosa di finocchi

iniziamo con una verità assoluta: i finocchi cotti fanno schifo. Crudi, fantastica leccornia in insalate, pinzimoni, matrimoni con arance e olive; ma cotti… tollero quelli ripassati in padella dalla nonna (giusto perché non mi piace essere schizzinosa: se non mangio qualcosa ci deve essere un motivo ben più valido del “è molle e acquoso”) e aborro nel modo più assoluto quelli lessati. Un po’ come le zucchine lesse: perché? è la mia domanda. Perché?? Trasformare vegetali provvisti di parete cellulare in informi blob che sanno di niente se non di influenza.

Questo per dire che: se questa torta è piaciuta a due che detestano il finocchio cotto, un motivo ci sarà. Il motivo si chiama cicciosaggine.

Anche questa ricetta viene da una rivista abbandonata in prossimità del divano, un po’ come era successo per la torta di pere. Viva la carta stampata.

PS non spaventatevi: la descrizione del procedimento è molto lunga, è vero, ma ne vale la pena.

tatin di finocchi

Cosa serve:

  • due finocchi
  • 3 piccoli wurstel di tofu o 80 g di affettato vegetale affumicato
  • qualche goccia di liquid smoke (facoltativo ma fondamentale)
  • un cucchiaio di malto
  • 1/2 limone
  • sale, pepe, olio evo

per la besciamella:

  • 30 g di farina (integrale per me)
  • 3,5 dl di latte di soia al naturale
  • 20 g di olio di semi di girasole spremuto a freddo

per la pasta brisée:

  • 250 g di farina integrale
  • 65 ml di olio di semi di girasole
  • 65 ml di acqua
  • una presa di sale

Come si fa:

Per prima cosa preparate la pasta brisée: riunite nel robot tutti gli ingredienti e frullate a intermittenza finché non si forma una palla. Fatela riposare in frigo in un contenitore ermetico per circa un’ora.

Ora preparate la besciamella: in un pentolino unite olio e farina e tostatela a fuoco medio. Dopo un minuto scarso unite il latte, mescolando con una frusta. Portate a cottura e regolate di sale. Fate raffreddare.

Tagliate ogni finocchio in otto spicchietti e lessateli in acqua e limone per cinque minuti (l’acqua deve essere in leggera ebollizione, quindi tenete il fuoco basso). Scolateli e fateli asciugare. In alternativa, cuoceteli a vapore.

Tagliate i wurstel a fettine sottili e conditeli con qualche goccia di liquid smoke. In alternativa, potete usare un qualsiasi affettato affumicato.

Riscaldate il forno a 220°.

Stendete la pasta con il mattarello in un disco sottile e bucherellatela con la forchetta.

Prendete una teglia di 18 cm di diametro e ungete il fondo. Spennellate un cucchiaio di malto. Disponete i finocchi a raggiera sul malto, poi versate metà besciamella, l’affettato/wurstel, l’altra besciamella e infine la pasta bucata.

Infornate e cuocete per trenta minuti, poi capovolgetela su un piatto da portata facendo attenzione a eventuali schizzi.

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frutta al mezcal

La svolta alcolica di betti? Naaah. Semplicemente, ognuno dovrebbe avere in casa un bel vasetto di uvetta lasciata in ammollo nella grappa. Bisogna! Io l’ho finita, al supermercato ho trovato in offerta un’uvetta particolare, nel mobiletto bisognava far spazio… e quindi ecco che il fondo di mezcal straight from mexico (ehi simo, se mi leggi da laggiù, sappi che manchi!) si è sposato con l’uva passa morena.

La frutta cosa centra? Ah, è solo un modo per fare un dessert sano. In due versioni: con o senza crumble.

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Cosa serve:

  • due pere
  • due mele
  • due cucchiai di uva passa alcolizzata
  • sei noci
  • mezzo cucchiaino di spezie (io uso una miscela che contiene cannella, cassia, cardamomo, coriandolo, zenzero, noce moscata… si trova nei negozi etnici)
  • una generosa spolverata di fiori secchi (miscela flower power)
  • un cucchiaio di farina integrale

e se volete anche la sbriciolata (crumble) sopra:

  • 100 g di farina integrale
  • 50 g semola
  • 50 g fiocchi d’avena
  • 50 g fiocchi d’avena in polvere
  • 50 g di semi misti a piacere
  • la scorza di mezzo limone non trattato
  • 50-60 g di zucchero integrale di canna o 4 datteri medjool frullati con l’olio
  • 50-60 ml di olio di girasole spremuto a freddo
  • 90 ml di latte vegetale

Come si fa:

Tagliate a pezzetti le mele e le pere, conditele con l’uvetta, un goccio di grappa, la farina, le noci e le spezie e ponete il tutto in una pirofila.

Infornate a 180° per 20-25 minuti, servite con una pallina di gelato alla vaniglia o yogurt vegetale.

Per la versione crumble:

Tagliate la frutta e conditela come sopra. In una ciotola capiente miscelate le farine, i fiocchi, i semi, la scorza di limone, il sale e lo zucchero. Unite l’olio e lavorate con le dita per incorporarlo, quindi aggiungete il latte e impastate. Distribuite l’impasto in blocchi grossolani sopra la frutta e cuocete a 180° per 25-35′, fino a che non appare dorato e croccantino.

(NB Il crumble si può fare anche salato sostituendo il pangrattato allo zucchero, e aggiungendo un pizzico di sale. Mitico è il crumble di carote al curry e pistacchi, servito con yogurt di soia e cumino).

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piccoli plum cake con carote, cocco e ananas

gradirei un minuto di silenzio, per assaporare il momento: ho riacceso il forno.

NON SOLO! Ho anche fatto pace con lo stampo da mini plum cake, dopo innumerevoli anni. Avete presente i fallimenti, quelli su tutta la linea, in cui l’impasto passa da crudo a gomma? Ecco, così avevo battezzato questo simpatico stampo (trovato alla LIDL nelle loro settimane cuciniere!) e l’avevo anche facilmente abbandonato (come se la colpa della non-cottura fosse stata sua!) immediatamente dopo.

Ovviamente, se cerchi di programmare un incontro pacificatore, non ci saranno mai tutti i presupposti necessari perché questo avvenga. Le cose devono succedere.

Succedevano quindi le seguenti cose, mercoledì sera:

  • giacevano in frigo delle carote grattugiate per pranzo
  • non c’era niente di niente per fare colazione il giorno dopo
  • non avevo poi tanta voglia di rimettermi subito a studiare

Ho preso tre ricette diverse, le ho unite cercando di sopperire alla carenza di x ingredienti con altri x ingredienti, e ho scelto lo stampo incriminato. Perché meno per meno fa più, e sia lo stampo che la ricetta, sulla carta, erano decisamente meno.

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Cosa serve (per 6 plumcake da 130 g l’uno):

  • 2 tazze di farina
  • 2 cucchiaini di lievito per dolci o cremortartaro
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • 1 cucchiaino di cannella
  • 1/2 cucchiaino di sale
  • 1 tazza di carote grattugiate
  • 1/2 tazza di cocco in scaglie
  • 1/2 tazza di ananas sbriciolato con le mani
  • 1 tazza di latte di riso
  • 3 cucchiai di egg replacer (in alternativa 1 banana schiacciata e 1 cucchiaio di maizena)
  • 2 cucchiai di olio di cocco (o girasole)
  • 1/2 tazza di zucchero di canna
  • 1 cucchiaino di vaniglia

Come si fa:

Preriscaldate il forno a 190°.

Preparate tre ciotole. Nella prima radunate e mescolate gli ingredienti dalla farina al sale, nella seconda carote, cocco e ananas, nella terza gli ingredienti dal latte di riso alla vaniglia (mettete prima la polvere -egg replacer o maizena- e poi stemperate col latte senza fare grumi. aggiungete il resto e sbattete bene con la frusta).

Versate il mix di farina-lievito-etc sul mix di olio-latte-etc e mescolate bene con un cucchiaio di legno. Aggiungete il mix di frutta e carote e amalgamate con cura.

Ritagliate nella carta da forno delle strisce necessarie per coprire almeno il fondo e i lati corti degli stampini. Dividete l’impasto nei sei buchi foderati, spolverate con zucchero di canna e infornate per 25-30 minuti (prova stecchino!).

Servite con frutta fresca e sciroppo d’acero (vizio!!).

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una pizza in dieci minuti

chi non ha mai mangiato la pizza fatta con la piadina alzi la mano!
Sul serio: ci si mette pochissimo, è perfetta per riciclare quelle piade un po’ vecchie che rimangono in frigo quei due giorni in più del dovuto e diventano di legno 😉 e -last but not least- è buona!

Nel mio caso, la cena superveloce si è composta con quello che avevo nel frigo, abbinato non proprio a caso: fagiolini, pomodori e basilico (un grande trio) e tofu alle erbe, fresco quanto basta! D’obbligo una birra ghiacciata e il divano.

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Cosa serve (per persona):

  • una piadina senza strutto (perfette e economiche quelle coop all’olio di oliva)
  • mezzo bicchiere di polpa di pomodoro
  • due pomodori secchi
  • 50 g di tofu
  • un piattino di fagiolini cotti dalla nonna (quanto mi vizia…!)
  • olio, basilico, sale

Come si fa:

Scaldate il forno a 180°.

Mescolate la polpa con olio, sale e basilico; tagliate i pomodori secchi a pezzetti e il tofu a fettine sottili.

Mettete la piada su un foglio di silicone o carta forno (non vi faccio sporcare nemmeno una teglia!), versate il pomodoro, condite con pomodori secchi, tofu e finite con i fagiolini. Infornate per 10-15 minuti (finché non sentite il profumo di pappa pronta), irrorate con un filo di olio crudo buono e spaparanzatevi sul divano.

Ovviamente potete farla anche in padella!

Che goduria!

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lasagne con asparagi grigliati

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ho qualche ricetta in arretrato, per questo fine settimana ho deciso di lasciarvi con delle ottime lasagne (bianche, ovviamente, ho le mie fisse sull’accoppiata verdure e sugo). Tempo di asparagi, tempo di cipollotti. Carpe diem.

Attenzione ai tempi: è una preparazione semplice ma con diversi tempi di riposo (1 h per la marinatura e 1 h prima di cuocere le lasagne). Sfruttatela un giorno che siete a casa il pomeriggio, ad esempio.

Cosa serve (per 2 – piatto unico):

  • pasta di semola (potete farla voi, è molto semplice! io ho usato quella secca perché ne ho da smaltire…non finisce mai! la trovo alla coop accanto a quella all’uovo)
  • un mazzo di asparagi
  • un mazzetto di cipollotti
  • 70 ml di olio
  • 100 g di farina
  • 1 l di latte di soia non dolcificato
  • noce moscata

per la marinata:

  • il succo di un limone
  • un cucchiaio di sciroppo d’acero
  • tre cucchiai di olio

per la salsa a parte:

  • mezza confezione di panna di soia
  • tahina qb (pasta di sesamo)

Come si fa:

mondate gli asparagi togliendo gli ultimi due cm in fondo e pelando con il pelapatate la porzione terminale più fibrosa, togliete le due foglie esterne dei cipollotti e la parte con le radici, e sciacquate il tutto. Tagliate poi i cipollotti a metà per il lungo.

Preparate la marinata emulsionando limone, olio e sciroppo d’acero, versatela in una terrina ampia e immergetevi asparagi e cipollotti. Fate riposare almeno un’oretta.

Scaldate la piastra tipo bistecchiera, quando è molto calda spolverizzatela con un pizzico di sale e grigliate la verdura girandola di tanto in tanto. Man mano che viene cotta  appoggiatela su un piatto. Tenete da parte qualche asparago per guarnire!

Nel frattempo, visto che siete nei pressi dei fornelli, preparate la besciamella: in un pentolino scaldate l’olio con la farina, quando la cremina (si chiama roux) diventa ambrata incorporate il latte mescolando bene con una frusta in modo che non si formino i grumi. Salate, addensatela su fuoco medio e aggiungete la noce moscata grattugiata di fresco.

Ora dovete sfruttare il fatto che la besciamella sia calda! Infatti, la pasta di semola secca potrà ammorbidirsi col calore e l’umidità della besciamella e voi non dovrete impazzire con la precottura in acqua (uno sbattimento infernale!).

Ungete una pirofila e componete le lasagne in questo modo, partendo dal fondo (ma dai?):

  • mezzo mestolo di besciamella calda
  • 1° strato pasta secca
  • besciamella calda a coprire la pasta
  • asparagi e cipollotti
  • 2° strato pasta secca
  • besciamella calda a coprire la pasta
  • asparagi e cipollotti
  • 3° strato pasta secca
  • besciamella calda a coprire (terminatela)
  • gli ultimi asparagi e cipollotti – li avete tenuti da parte quelli per guarnire, vero? 🙂

Si presenterà più o meno così:

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Ora vi consiglio di farla riposare un’oretta prima di infornarla. La lasagna avrà modo di ammorbidirsi senza seccarsi (ma l’ho già detto). Se non avete tempo potete infornare subito a 160° chiudendo la pirofila con la stagnola o un coperchio (tipo un’altra teglia), e alzare a 180° dopo mezz’ora.

Nel frattempo preparate la salsina viziosissima di accompagnamento mescolando panna e tahina fino a ottenere una crema densa. Perché il sesamo, dite voi? L’accoppiata asparagi-sesamo mi ha folgorata anni fa dal giapponese… anche asparagi e burro d’arachidi ne sa. Altro che uova… 😉

Quindi infornatela a 180° per mezz’ora-quaranta minuti. Servitela con la salsa e gli asparagi grigliati.

[NB per aumentare esponenzialmente la goduriosità della cena, lasciate le lasagne nel forno tiepido e intanto sparatevi un bagno caldo. In due magari :)]

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il gioco delle crespelle domenicali

Sabato sera mi è stato ricordato (con una farcia di funghi) che le crespelle (sì, mi piace di più il nome italiano di quello francese. vai a capire perché) sono strabuone, veloci da fare quando la dispensa langue, una coccola esagerata se sei così intelligente da prepararle in anticipo e lasciarle in forno mentre ti spari un bagno caldo. E quindi crepi l’avarizia, crespelle al sabato e crespelle la domenica. Me le mangerei pure ora. Anzi. Quasi quasi…

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Perché il gioco? Perché si fanno a occhio! E sono sicura che vi usciranno senza problemi. Provare per credere, sono a prova di fallimento, a patto che si rispettino queste regole:

  1. la padella antiaderente deve essere piccola (io uso una 20 cm di diametro)
  2. la padella antiaderente deve essere antiaderente (lapalissiano, forse, ma fondamentale)
  3. la pastella deve essere liquida come della panna
  4. la pastella deve riposare (è pigra)
  5. potete cambiare le farine all’infinito!

Cosa serve:

  • una parte di farina (io sono ormai saraceno-dipendente, ma mescolata alla integrale)
  • due parti di latte vegetale o acqua (stavolta soia per motivi che vi spiegherò più giù)
  • un goccio di olio leggero
  • sale

Ripieno:

  • broccolo lessato+erba cipollina+olio+sale+frullatore=crema
  • tofu alle erbe+olio+salsa di soia+padella=sostanza

Salsa:

  • panna di soia+cumino+pepe nero+curcuma+sale=libidine

Come si fa:

Prendete una ciotola. Versate la farina. Aggiungete un pizzico di sale. Mescolando con una frusta, versate il latte a filo fino a ottenere una crema liscia, non densa e piuttosto liquida. Aggiungete l’olio, che è sempre cosa buona, perché rende l’impasto morbido. Mettetene troppo poco e vi uscirà una suola da scarpe.

Ora fatela riposare, intanto guardate nel frigorifero per cercare qualcosa da metterci dentro.

Il motivo per cui ho scelto questa combinazione di prodotti di soia deriva dal fatto che le crespelle erano per me e per una vittima di Herpes labialis. Se soffri di herpes, dovresti consumare più lisina (un amminoacido, dai che i ricordi di scienze riaffiorano) per accelerare la guarigione (non sto a spiegarvi perché, se vi interessa questo è l’articolo che ho trovato), e ridurre il consumo di arginina: aumentare quindi il rapporto lys/arg. Questa cosa io ieri non l’avevo mica letta bene, quindi ho cercato tra i cibi più ricchi in lisina e ho trovato la soia: dagli di soia, quindi. Peccato che contenga anche parecchia arginina. Comunque, bandiamo per qualche giorno la frutta secca, lo zucchero, il cioccolato e vediamo che succede. Più legumi e meno stress.

Quando la pastella si sveglia dal suo riposino quotidiano, scaldate la padella molto bene e poi, un mestolo alla volta, fate fuori il preparato. Man mano che sono cotte sul fondo le girerete a dorare qualche momento dall’altro lato, e le metterete su un piatto, poi le farcirete, le disporrete in una pirofila unta, le cospargerete di panna aromatizzata e le dorerete in forno. E sarà una bellissima cosa.

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dolci, forneria, quick & easy, ricette

crostatine in gran velocità

io non capisco chi compra la pasta frolla confezionata. Ci vogliono quattro minuti per fare l’impasto! Ed è così bello e profumato! Si possono variare gli aromi, le farine, la consistenza; si può preparare in anticipo e usare dopo qualche giorno… e non servono uova.

Quindi: più crostatine per tutti (queste erano un regalo ^^)

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Cosa serve (per 1 crostata o 6 crostatine):

  • 300 g di farina (io ho usato 200 di farina di farro e 100 di farina di grano saraceno)
  • 100 g di zucchero di canna
  • un pizzico di sale
  • un pizzico di lievito
  • aromi (potete usare: scorza di limone o scorza di arancia non trattata, vaniglia, cannella, zenzero, noce moscata… io per queste ho scelto chiodi di garofano e cannella)
  • 3/4 di panetto di margarina [aggiornamento 2015: la margarina non la uso più. Uso 70 g di olio evo o di girasole bio + acqua qb per legare]
  • 3/4 di vasetto di marmellata ai lamponi

Come si fa:

in una ciotola riunite le polveri con gli aromi e mescolate bene. Aggiungete la margarina l’olio e sbriciolate bene con le dita fino a ottenere un ammasso di briciole unte. A questo punto aggiungete due-tre cucchiai di liquido per legare (latte di riso, di soia, tè raffreddato, o anche semplicemente acqua) e formate una palla liscia. Fatto. Avevate tanta paura di questa frolla vegan che manco vi siete accorti di quanto è semplice.

Mettetela in frigo avvolta da pellicola (se anche voi non la comprate, usate uno di quei sacchetti per le verdure del supermercato, quelli che anche se non li vuoi te li ritrovi in casa lo stesso) per almeno mezzora.

Al momento opportuno, scaldate il forno a 180°.

Ungete e infarinate uno stampo (o usate la carta forno) sui 22 cm di diametro, o i sei stampini.

Stendete la pasta con il mattarello tra due fogli di carta da forno fino ai 4 mm (circa). Fate attenzione allo spessore: più è uniforme, meglio cuoce. Stendetela nello stampo, ripiegate i bordi e acconciateli come più vi piace.

Bucherellate il fondo, versate abbondante marmellata, decorate con la pasta rimasta e infornate per 20-30 minuti. Non temete: la marmellata diventerà un lago di magma, ma poi tornerà solida. La crostata è pronta quando i bordi sono ben dorati e piuttosto solidi, ma non duri.

A colazione c’è da morirci.

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