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melanzane speziate all’aceto balsamico, riso rosso e nuovi inizi

Questo blog ormai è una danza della latitanza e della titubanza. Titudanza. Riesco a immaginarla: muovo il piede destro o quello sinistro? Le braccia dove le tengo? Vengo o non vengo?

So che dietro lo schermo ci sono tante persone che non vedo da tempo, che ogni tanto passano di qui a vedere che combino, e so di deluderle rimandando di continuo la pubblicazione di qualcosa. Tutto mi sembra sempre troppo poco: poco creativo, poco bello, poco utile. Il web pullula di qualsiasi ricetta, ognuna riprodotta in decine di varianti, e il mio apporto alla causa mi pare facoltativo, trascurabile, irrisorio. Il tempo richiesto per una ricetta fatta bene non c’è mai: io voglio mangiare, posso sì scattare una foto col telefono ma di sicuro non tiro fuori la reflex per questa inutile robetta. E la storia, ciclica, si ripete: tutto è buono ma niente è all’altezza. Tanto vale chiudere?

Penso poi al mio percorso: togliere, togliere, togliere. Sempre meno zucchero, niente margarina, niente olio di palma, niente alimenti raffinati: il mio gusto cerca sapori diversi da quando ho iniziato e infilavo mezzo panetto di margarina in ogni torta. Più puro, più sano. Tante mie amiche blogger stanno facendo lo stesso, chi più e chi meno, chi prima e chi dopo. Ma non è un percorso universale: le mamme delle amiche, le amiche della mamma, chiunque abbia piacere a passare di qui, non tutte partiamo dallo stesso punto. Allora forse conviene andare avanti a mettere quello che cucino, quello che mi piace, la mia cucina quotidiana che è molto soddisfacente, e pensare alle mie donne che aspettano un consiglio o una ricettina.


Fatta questa doverosa premessa, che spiega molte cose (del perché preferisco scattare foto sulla mia pagina facebook, scrivere ricettari a macchina e fare corsi a contatto con la gente), mi ritrovo tornata dalle vacanze con la casa vuota tranne per un paio di cose. Tra queste un pacco, conservato come l’oro, di riso ermes, donatomi da una nuova amica (con il nome più battagliero che il mondo ricordi) quando l’estate era appena iniziata ma di caldo ce n’era già un gran tanto.

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Cosa serve (per 3):

  • una melanzana di media grandezza
  • uno spicchio d’aglio
  • un cipollotto
  • due coste di sedano
  • una manciata di uvetta
  • cannella, noce moscata, due chiodi di garofano, peperoncino, sale integrale
  • aceto balsamico di modena di buona qualità
  • un cucchiaio di zucchero mascobado (meglio succo d’agave, se l’avete, o malto)
  • un mazzettino di prezzemolo
  • riso ermes (due pugni a testa)

Come si fa:

Tagliate la melanzana a fette spesse 8 mm e cospargetele di sale fino. Fate riposare per trenta minuti. Sciacquate e tagliate a dadini, fate a fettine anche il sedano. Scaldate un fondo d’olio con un pezzetto  di peperoncino e imbiondite aglio e cipollotto tritati. Unite le melanzane e il sedano, l’uvetta, le spezie a piacere, un bicchiere d’acqua, due-tre cucchiai di aceto, lo zucchero e coprite. Cuocete a fuoco dolce per trenta-quaranta minuti, controllando che non si attacchi al fondo. Regolate di sale, alzate la fiamma per far rapprendere il tutto, unite abbondante prezzemolo tritato e servite con riso ermes bollito.

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gazpacho di anguria

Che faccia un caldo irreale ce ne siamo accorti tutti. Quando esco dalla mia tana sento la pelle che mi brucia, le zanzare mi divorano nonostante i repellenti che mi spalmo, e tutto è una fatica. In casa, dove sono confinata per studiare, me la cavo egregiamente con un ventilatore e un catino d’acqua in cui pucciare i piedi mentre sto seduta al tavolo. Dignità zero ma goduria elevatissima.

Quindi? Mangio sostanzialmente insalate, frutta e verdura cruda, qualche volta mi faccio una pasta e sudo nel farla e sudo nel mangiarla, allora mi passa la voglia e torno ai miei cetrioli. No pasta al sugo, no pasta al sudo.

Come se non bastasse, non posso più mangiare i pomodori: la mia allergia al nichel si è stronzificata e non posso più fare finta che non esista. Estate doppiamente difficile: sto mangiando cetrioli e zucchine, zucchine e cetrioli e mi annoio, quindi metto frutta dappertutto, e cipolla cruda. Tanto sono chiusa in casa, nessuno avrà qualcosa da ridire (forse).

Ma l’estate per me vuol dire gazpacho, e averlo preparato al pomodoro l’altra sera mi ha fatto salire una voglia irrefrenabile. E proviamo con l’anguria, dai. Tanto il concetto di base è semplice: pane secco, aceto e un goccio d’olio, verdura, un goccio d’acqua. Frigo. Frulla.

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Cosa serve:

  • due panini secchi
  • un pezzo di anguria (da 1/4 di anguria – il classico spicchio che vi tagliano al mercato – ricavatene 1/3)
  • un cetriolo
  • tre coste di sedano
  • un cipollotto di tropea
  • aceto di vino rosso abbondante – da provare con l’aceto balsamico o altri aceti carini
  • olio evo
  • sale o acidulato di umeboshi (meglio!)

Come si fa:

Va preparato almeno sei ore prima. Al mattino o a mezzogiorno per la cena, la sera per il pranzo.

Spezzettate il pane (se è troppo duro lasciatelo così), mettetelo in una ciotola e conditelo con abbondante aceto. Aggiungete l’anguria a pezzi, il cetriolo a fette, il sedano a tocchetti e il cipollotto a fettine. Unite un goccio d’olio (poco!), un paio di cucchiai di acidulato di umeboshi (che sala e acidifica ulteriormente, io lo amo!) o un pizzico di sale, versate un bicchiere d’acqua e mescolate.

Coprite e refrigerate.

Al momento di consumarlo, frullatelo aggiungendo acqua se lo volete più liquido (a me troppo brodoso non piace, preferisco tenerlo un po’ cremoso).

Extra: scorza di limone o menta o melissa. No, niente vodka.

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zucchine ripiene e insalata di pesche

so bene che è da folli proporvi una ricetta al forno con questo caldo criminale, ma ve la posso spiegare. Non sto cercando di farla finita, aumentando ulteriormente la temperatura di casa. Semplicemente, qualche giorno fa mi sono alzata all’alba (almeno ho fatto colazione con la mia bella) e ho iniziato a cucinare, nel fresco del mattino. Alle otto ho infornato una torta salata, quattro zucchine ripiene e due crostatine (ho un forno grande, sì!), e per il resto della giornata sono stata libera di fare le tremila cose che mi ero prefissata. Furba, eh? La verità è che sto diventando sempre più anziana. Fra un po’ mi ritroverete a mettermi le scarpe col calzascarpe o a giocare a scala quaranta con il reggicarte. Anzi, ho sempre preferito Machiavelli a scala, quindi è deciso! La location già ce l’ho: sotto casa ho un simpaticissimo bar frequentato da vecchi ubriachi che litigano e urlano giocando a scopa tutto il giorno. Una pacchia.

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Questa la testimonianza che dico il vero!

Cosa serve (per 2 persone):

  • 4 zucchine tonde
  • un bicchiere di miglio
  • tre cipollotti
  • tanto basilico
  • stracchino di riso qb o labné di soia o hummus di ceci
  • 2 pesche gialle
  • 2 pesche tabacchiere bianche
  • aceto balsamico buono
  • olio buono, sale integrale, pepe nero macinato fresco

Come si fa:

Tagliate la sommità della zucchina lasciando poca polpa attaccata al picciolo. Svuotatele con un cucchiaino o uno scavino per frutta, facendo attenzione a non bucarle (lasciate uno spessore massimo di 5 mm).

In un pentolino scaldate due cucchiai di olio con 2 cipollotti tagliati a rondelle fini, poi aggiungete il miglio, tostate un minuto e coprite con 3 bicchieri di acqua salata (o brodo). Portate a bollore, mettete il coperchio e abbassate la fiamma al minimo. Cuocete 20 minuti.

A parte rosolate la polpa delle zucchine, grossolanamente triturata, con olio e l’ultimo cipollotto. Salate, coprite e stufate con un cucchiaio di acqua. Sono pronte quando sono appassite e un po’ dorate.

Mescolate il miglio con le zucchine trifolate e abbondante basilico spezzettato con le mani. Riempite le zucchine con un cucchiaio di miglio, un cucchiaio di stracchino e terminare con il miglio. Chiudete con il cappello e cuocete in forno già caldo a 180° per 20 minuti. In alternativa, ungete un tegame piccolo, ponete le zucchine, due cucchiai di acqua e copritele. Cuocete a fuoco lento per 30 minuti, aggiungendo acqua se si attaccano.

Servite con insalata di pesche: lavate e tagliate le pesche e conditele con tanto basilico, olio buono, aceto balsamico, sale integrale e pepe nero appena pestato. L’ideale. (Non posso più mangiare i pomodori, se è quello che vi state chiedendo!) Pesche e basilico, una delle mie accoppiate preferite.

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Vi aspetto venerdì e domenica a Triuggio (MB) per due incontri sulle erbe spontanee!

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melanzane in ritardo quasi alla sudanese

ma ciao! Ci sono – hai visto? Ho deciso che forse ce la posso fare.

Cos’è successo in questo mese e mezzo? Ho dato un esame all’università, ho superato il test d’ingresso per biologia applicata alla nutrizione (yes, tra due anni sarò la vostra nutrizionista, e nel frattempo vedrete come cambierà il mio approccio al cibo – sono molto curiosa io stessa in primis), ho preparato quattro nuovi microricettari, sono stata a fare mercatini/lezioni di cucina/workshop a Portico di Romagna (FC), a Mestre (VE), a Palanzo (CO) e ho cucinato a Liber presso Macao, a Milano. Ho avuto la sveglia puntata fissa alle sei anche nei fine settimana, ho preso il primo virus della stagione con conseguente febbrona e abnorme produzione di muco, ho iniziato ad addormentarmi ovunque – e non riesco più a vedere un film senza preferire morfeo dopo circa un’ora di proiezione.

Ieri, però, ho dormito DODICI ore e sono stata all’inaugurazione della Fanzinoteca, a Milano: coccole per lo spirito. Oggi sono pronta ad affrontare la memoria della macchina fotografica, stipata di foto di ricette che chi se le ricorda più?

Inizio con una specie di insalata di melanzane. Lo so che siamo a ottobre ben più che inoltrato, ma magari qualcuno le ha ancora in frigo. Se non le avete però, non compratele: la prossima ricetta in arrivo è con la zucca. Ben più a tema.

La ricetta è riadattata da L’africa nel piatto di Piersandro Pallavicini, uno delle decine di libri di cucina che possiedo: questo non è vegan, ovviamente, ma è bello. Racconta le storie di chi ha condiviso le ricette con l’autore, spiega l’origine e l’uso di alcuni dei più comuni ingredienti presenti nelle ricette africane, e tratta tutto con un piglio divertente. Nella ricetta originale le melanzane erano sbucciate e fritte: ottime, giuro, ma avevo bisogno di maggiore leggerezza, quindi le ho grigliate. Vado con la ricetta!

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COSA SERVE (per 2):

  • 2 melanzane lunghe e strette, o 1 grande e grossa
  • 3 cucchiai di burro d’arachidi
  • 3 cucchiai di succo di limone
  • 2 spicchi d’aglio tritato
  • 2 cucchiai di prezzemolo tritato
  • un bicchiere d’acqua
  • sale, pepe nero macinato fresco
  • a piacere: un bicchiere di riso integrale

COME SI FA:

Tagliate le melanzane a fettine sottili, cospargetele di sale fino e fatele riposare venti minuti. Nel frattempo potete cuocere il riso: in un pentolino mettete un bicchiere di riso, due bicchieri di acqua e un pizzico di sale. Portate a bollore e, dal momento in cui bolle, coprite e abbassate la fiamma al minimo. Cuocete per 35/40 minuti, senza mai scoprire. Stesso procedimento e stessa acqua per il riso non integrale, ci mette però 20 minuti anziché 40.

Grigliate le melanzane sciacquate dal sale su una griglia ben calda. Copritele con un coperchio tra un lato e l’altro: rimarranno morbide. In una padella antiaderente mescolate con un cucchiaio di legno il burro d’arachidi con l’aglio tritato e il succo di limone, quando avrete ottenuto una specie di crema liscia aggiungete, poca alla volta, l’acqua. Portate a bollore su fiamma leggera, aggiungete quindi le melanzane grigliate e mescolate per rivestirle di crema. Cuocete per 5 minuti mescolando. Terminate regolando di sale, pepe e prezzemolo e servite con riso (o pane).

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Insalata con barbabietole e carciofi

Se mi prendo la briga di pubblicare un’insalata, vuol dire che mi è piaciuta davvero. Questa è nata dal frigo, spontaneamente: ricette elettrodomestiche quando non hai voglia di cucinare. Beh, la prima volta che l’ho fatta, al secondo boccone c’è stato un divertente incrocio di sguardi e… “Oh ma che buona è??” e giù a ridere. Forse il litro di spritz ha condito l’insalatina meglio del previsto.
Comunque, è stata promossa a portata della cena per il compleanno di mio papà. Non aspettatevi duemila invitati e le tovaglie di broccato: ho solo fatto una sorpresa tornando a casa e mettendo in piedi un menu molto verde.
Le foto le ha scattate il neosessantenne stesso, insomma si è guadagnato la ricetta 🙂

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Cosa serve (per 3):

  • un piccolo cespo di lattuga romana
  • una manciata generosa di rucola
  • una barbabietola cotta (o cruda per la versione raw)
  • un carciofo
  • mezza mela fuji
  • una manciata di mandorle
  • due cucchiai di semi di lino
  • un cucchiaio di capperi (sciacquati bene se erano sotto sale)
  • due cucchiai di olio evo
  • due cucchiai di avocado (facoltativo)
  • il succo di mezzo limone

Come si fa:
Lavate le insalate e asciugatele. Strappate la lattuga in dimensioni mangiabili. Pulite il carciofo, togliete la barba interna e tagliatelo fine fine. Lasciatelo riposare con qualche goccia di limone.
Tagliate la barbabietola e la mela a mezzelune sottili. Tritate grossolanamente le mandorle o tagliatele in tre parti.
Preparate il dressing: in un mixer, frullate prima i semi di lino da soli. Quando sono polverizzati, aggiungete olio, limone, capperi, eventualmente l’avocado, e frullate fino all’ottenimento di una crema (l’emulsione sarà meno densa senza avocado, aumentate l’olio).
Impiattate disponendo, in ordine: lattuga, rucola, mele e barbabietole, carciofi, mandorle, dressing. A piacere, decorate con semi di sesamo nero.

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To be continued…

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risotti, spume e insalate per iniziare nuove avventure

e con il ritardo cronico che ormai mi accompagna nella vita, complice anche una connessione fissa salterina e l’utilizzo completo di tutto il minutaggio mobile mensile in quindici giorni, ecco che mi accingo a raccontarvi cosa ho iniziato a fare il sabato e la domenica. No, niente pulizie di casa. E nemmeno centri commerciali.

Forse qualcuno ricorda di quando ho parlato del Van-Ghè, l’ambulatorio d’arte in zona Ripamonti a Milano. Un posto che ha dell’incredibile, sia architettonicamente (in una piccola via privata si aprono delle finestre enormi che di giorno illuminano le pareti colorate, le sedie da cinema di legno, il cucinino dietro una tenda, un bagno tutto dipinto e con una grande vasca da bagno con le zampine, e potrei andare avanti ore) sia materialmente (cito dal loro sito: “L’associazione van-ghè si occupa di attività teatrali in ambito psichiatrico da cui trae l’esperienza concreta che la cura della vita della mente è un lavoro quotidiano e trasversale, che riguarda tutti”). Un’altra realtà che stimo tantissimo, e che mi chiede di collaborare!

Cosa succede, quindi? Che durante alcuni weekend, prima o dopo lo spettacolo troverete dei piattini preparati da me, a un piccolo prezzo, e delle tartine per apprezzare meglio il vostro bicchiere di vino. Tutto vegan, claro.

Ecco quindi il piatto della prima volta: un risotto con porri, limone e rucola, accompagnato da una spuma di barbabietole e mandorle e da un’insalata di puntarelle e arance al miso e semi di lino

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Cosa serve:

il risotto ai porri lo trovate qui, ho omesso la mela e l’ho sfumato con la birra bianca

per la spuma (ricetta tratta da sale e pepe veg – febbraio 2014):

  • 1 barbabietola cotta
  • 50 g di mandorle
  • 3 fette di zenzero fresco
  • 2 cucchiai di succo di limone
  • 2 cucchiai di olio buono
  • sale

per l’insalata:

  • 8 puntarelle
  • 1 arancia
  • uno spicchio di cavolo rosso
  • un gambo di sedano
  • un cucchiaio di miso (controllate gli ingredienti se vi serve senza glutine)
  • un cucchiaio di olio buono
  • un cucchiaio di acqua
  • un cucchiaio di succo di limone
  • semi di lino

Come si fa:

Per il risotto, seguite la ricetta.

Per la spuma, frullate dapprima le mandorle in modo da polverizzarle, poi aggiungete la barbabietola a pezzi, lo zenzero e il succo di limone, frullate fino a che non avrete un composto omogeneo, infine aggiungete l’olio a filo mentre frullate una terza e ultima volta. Regolate di sale.

Per l’insalata, lavate e mondate tutte le verdure. Tagliate le puntarelle a metà nel senso della lunghezza, pelate l’arancia al vivo, affettate il cavolo a listarelle e il sedano a tronchetti prima e julienne poi. Emulsionate miso, olio, acqua e succo di limone, regolando la densità come più vi piace (più acqua o più miso). Polverizzate i semi di lino nel mixer (un cucchiaio o due).

Impiattate con un medaglione di riso, mettete una pallina di crema sul riso e decorate con mandorle e rucola. A lato disponete la verdura, prima il cavolo e il sedano, poi le arance e le puntarelle, e condite con un cucchiaio di emulsione e una spolverata di semi di lino in polvere.

Non spaventatevi, è davvero più facile a dirsi che a farsi e si prepara nel tempo di un risotto 🙂

Questo weekend ho preparato dei fusilli integrali con ragù bianco di verdure e aglio orsino accompagnato da farinata e dei fiori commestibili (sabato), e una pizza rossa con olive nere, capperi e pomodori secchi con la cicoria ripassata con l’uvetta (domenica).

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carciofi ripieni di profumi selvatici

erbe spontanee, carciofi, olio buono e pane: sono solo questi gli ingredienti. Se volete viziarvi, potete aggiungere un tocco di “formaggio spalmabile” ottenuto a partire dallo yogurt, come ho spiegato nella ricetta precedente, ma vi assicuro che è ottimo anche senza.

Vi raccomando caldamente di uscire e fare passeggiate nel verde: le sorprese sono in agguato. Io ho raccolto aglio orsino (il mio preferito) e erba cipollina (quella “vera”) e sono taaanto felice!

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Cosa serve:

  • 3 carciofi
  • 3 fette di pane (anche secco)
  • una manciata di foglie di aglio orsino
  • una manciata di steli di erba cipollina (io ho messo anche qualche bulbo)
  • olio pugliese bio (il Coratina, ad esempio, ha appena vinto il Primo posto con lode di eccellenza nella categoria “FRUTTATO INTENSO” del 5° Concorso degli Oli Extravergini di Oliva Italiani “L’Oro d’Italia” nella tipologia MONOVARIETALI. Una poesia!)
  • sale
  • vino bianco (facoltativo ma se c’è è meglio)
  • labné di soia o altro formaggio spalmabile vegetale (facoltativo)

Come si fa:

Tagliare il pane a pezzettini, condirlo con le erbe tagliate, l’olio e il sale. Se è secco, bagnarlo con un goccio di acqua.

Pulire i carciofi asportando il gambo, le foglie esterne, poi togliendo le punte e il cuore con la barba. Farcirli con il pane.

Rosolare i carciofi in un pentolino che li contenga di misura (anche in altezza!) con un filo d’olio, poi sfumare con un goccio di vino bianco, fare evaporare, unire mezzo bicchiere d’acqua e coprire. Dopo venti minuti sono pronti.

Io li ho gustati come un piatto unico, accompagnati dal “formaggio spalmabile” e decorati con aglio orsino fresco.

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Se vi state chiedendo cos’è l’aglio orsino, ora ve lo mostro. Le foglie possono essere impropriamente scambiate per quelle del tossico mughetto, ma basta strofinarle per riconoscere il delizioso aroma d’aglio (che le foglie del mughetto, peraltro più carnose e di un colore diverso, non hanno). E poi ha un nome troppo carino!

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l’insalata agra

secondo me le insalate autunnali (e primaverili) sono moooolto più affascinanti di quelle estive. Vi faccio un esempio. Coloratissimo.

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Cosa serve:

  • cavolo rosso (1/4)
  • finocchi (1)
  • sedano (3 coste)
  • rapanelli (10)
  • porro (8 cm)
  • melograno (1/2)
  • arancia (1)
  • pera (1)
  • acidulato di umeboshi
  • olio leggero

Come si fa:

credo che sia un insulto alle vostre abilità cuciniere… quindi vi lascio carta bianca.

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sformato di broccoli (senza glutine)

ovvero di come una sbronza tira fuori il meglio dal frigo. Ancora broccoli?? 🙂 Dovrete abituarvi, sono una gran mangiona di roba verde, soprattutto quando non sto benissimo. Avete presente l’effetto “gatto che mangia l’erba”? Ecco. Il mio corpo mi chiede clorofilla, e questo è il felice epilogo di una triste storia.

Sabato mattina ora di pranzo, appena sveglia. Il venerdì sera è ancora lì, presente e vivo nel mio cranio pulsante. Cosa c’è di meglio per combattere la nausea di una bella tazza di mate? Qualcosa per asciugare l’oceano indiano che risacca nelle mie budella, forse. Biscotti? Fette biscottate? Ma è quasi l’una… perché non il “piatto dello stomachino ribaltato”? E facciamolo. Riso in bianco, broccoli al vapore e tofu. So che così perderò ogni credibilità, ma io ADORO quel piatto. Praticamente scondito, un goccio d’olio e un po’ di limone. Vi risparmio la fatica per cuocermi un pugno di riso.

Cinque minuti dopo, a tavola, io e il mal di vivere. Il massimo che riesco a ingurgitare sono tre forchettate di roba mista prima di decidere che forse la giornata non è ancora iniziata. Posso strisciare sul divano e far finta di non vedere che fuori ci sono ventotto gradi e un’esplosione di felicità e cielo azzurro. L’ultimo giorno d’estate passato in ostaggio di tre coperte, che merda.

Due ore dopo, sul divano, apro gli occhi convinta di aver debellato il peggio. Poi arriva un ruttino al sapor di gin. Il resto è una storia d’amore tra me e la tazza (non del tè).

Tutto questo per dirvi che il giorno dopo, io, di mangiare riso bollito proprio non avevo intenzione.

SFORMATO DI BROCCOLI, TOFU E RISO

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Cosa serve:

  • una tazza di riso basmati
  • cinque broccoletti (grandezza microfono)
  • un panetto di tofu
  • un cucchiaio di capperi (lo so, è una dipendenza)
  • due spicchi d’aglio
  • olio, sale

Come si fa:

Tagliate i broccoli a cimette e il gambo a dadini, privato della scorza più dura. Lessate il riso e ponete una vaporiera sulla pentola, in modo da sfruttare il vapore per cuocere i broccoletti. Sciacquate i capperi, tritate l’aglio. Scolate il riso e le verdure, tenete da parte un piattino di cimette per decorare.

Mettete nel frullatore riso e broccoli con un paio di cucchiai di olio, i capperi, l’aglio e il tofu. Frullate aggiungendo un goccio d’acqua se necessario: dovrete ottenere un composto sodo. Rivestite di carta da forno uno stampo da plum cake, oliatelo leggermente e versatevi l’impasto (se volete potete premere sul fondo dei broccoli in modo da ritrovarli poi in cima quando lo sformerete). Cuocete in forno caldo a 180° per 25 minuti circa.

Servite con un bel gin tonic (argh!)

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gnocchi di zucca al profumo di limone

Sinceramente, ero convinta e straconvinta di aver pubblicato la ricetta degli gnocchi arancioni ormai un anno fa… e invece niente, era nel cassetto “l’hai solo sognato, betti”. Poco male, non so voi ma io sono già alla quinta o sesta zucca consumata in un mese o poco più. Adoro l’indipendenza che ti regala: la lavi, la tagli a fette e la sbatti in forno. Ciao zucca, mentre tu diventi cotta per me io continuo a fare altro, qui fuori.

Oggi tra l’altro comincia una nuova avventura. Chi mi legge lo sa già: io vado pazza per l’olio buono – e non voglio fare la ragazza snob, ma la differenza fra un olio “industriale” e uno fatto con tutti i crismi si sente, e si sente tanto. Preferisco spendere due euro in più ma commuovermi su una pasta in bianco, che risparmiare e inghiottire una zuppa dal retrogusto che non mi torna. Ecco. Poi succede che qualcuno dei tuoi sogni si avveri: e cioè che la fatina delle olive ti invii a casa quattro bottiglie di quattro diversi oli italiani, biologici, buoni da far spavento, e che ti chieda di usarli nei tuoi piatti. Non ci volevo credere! La prima sera abbiamo cenato a pane, sedano e olio, per capire bene come sono fatti questi nuovi amici verdei e dorati che profumano di sole. Sono rimasta stregata dai profumi dell’olio siciliano e ho voluto usarlo per incontrare un prodotto così lombardo come la zucca. Matrimonio riuscito!

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Cosa serve:

VERSIONE CON BILANCIA (appunti dell’anno scorso)

  • 800 g di zucca
  • 130 g di patate
  • 140 g di farina integrale + altra per lavorare
  • sale

VERSIONE A BATTERIA SCARICA (la dura realtà di oggi)

  • 8 fette di zucca spesse 1 cm
  • 6 patate piccole grandi come albicocche
  • 5 cucchiai colmi di farina + altra per lavorare
  • sale

E PER CONDIRE:

Come si fa:

Riscaldate il forno a 180°. Disponete le fette di zucca (spesse un cm, mi raccomando, e senza semi ma con la buccia) su una teglia eventualmente rivestita di carta da forno o silicone, cospargete con un pizzico di sale e infornate per 40 minuti, girandole dopo 25. Nel frattempo lessate le patate con la buccia.

In un pentolino scaldate 5 cucchiai di olio con la scorza del limone per un minuto a fuoco basso (non deve diventare troppo caldo, per intenderci: infilateci la punta di un dito, se urlate di dolore avete sbagliato qualcosa). Spegnete e fate riposare.

Sbucciate le patate. Quando tutto è ancora caldo, schiacciate o frullate zucca e patate insieme (buccia della zucca inclusa) e fate raffreddare (almeno finché non raggiunge una temperatura accettabile per infilarci le mani).

Aggiungete poi la farina e impastate, impastate, impastate finché non vi trovate con una bella sfera compatta. Perfetto.

Su una spianatoia distribuite un pochino di farina e fate dei cilindri dal diametro di 2 cm. Tagliateli in tronchetti di 1,5 cm circa e poneteli su un vassoio, infarinato anch’esso.

Portate a ebollizione l’acqua leggermente salata, versate delicatamente gli gnocchi e scolateli man mano che vengono a galla. Conditeli nel piatto con l’olio aromatizzato e una spolverata di semi di papavero. Se l’avete a disposizione, un rametto di timo fresco è la morte sua (…loro?).

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