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Pancakes del lockdown

Tra le ricette che si sono rivelate più utili in questo periodo, ci sono sicuramente loro: i miei amati pancakes di piselli. Già riproposti altre volte con lo tzaziki o con un paté di pomodori secchi, sono un piatto che mi accompagna da sempre e che trovo estremamente versatile.

Vi racconto com’è andata. Tempo di quarantena, tempo di spese contingentate, tempo di grande oculatezza in cucina. Siamo in un lunedì sera della primavera 2020, so che è lunedì solo perché il carico di verdura ordinato con il G.A.S. arriverà il martedì. La penuria parla. Nel frigo giacciono una carota e una manciata di foglie di cicoria, in freezer i piselli e dei frutti di bosco surgelati (inutili alla realizzazione della ricetta, ma è più un ritrovo tra reduci, che una performance gourmet), in dispensa una cipolla, la farina e del latte vegetale. La strada è illuminata a chiare lettere, la tahina non manca, siamo pronti a partire.

Svuotafrigo pretenzioso

Cosa serve (per 2 persone):

  • 230 g di piselli surgelati
  • 100 g di farina integrale
  • 200 ml di latte vegetale o acqua
  • 1/2 cucchiaino di bicarbonato
  • 1/2 cucchiaino di sale
  • 3 cucchiai di olio evo
  • verdure agonizzanti in frigo (carota e cicoria per me)
  • cipolla marinata in acqua e aceto o acidulato di umeboshi
  • 1 cucchiaio di tahina
  • 1 cucchiaino di acidulato di umeboshi (o succo di limone/aceto+sale)

Come si fa:

Per prima cosa, se desiderate usare la cipolla, tagliatela a spicchi sottili e mettetela a marinare in acqua e aceto o acqua e acidulato di umeboshi. Io vado a caso con le dosi, e la lascio marinare tutto il giorno. Potete anche semplicemente saltarla in padella con un filo d’olio e un goccio di aceto, se non avete tempo.

Lessate i piselli e scolateli. Frullateli con il latte (o l’acqua) e l’olio. Aggiungete la farina, il sale e il bicarbonato e mescolate con una frusta. Le dosi possono variare a seconda degli ingredienti, ma la regola di base è che il composto deve essere piuttosto denso. Potete cuocerne uno solo per vedere se il risultato vi soddisfa. Scaldate bene una buona padella antiaderente, quando è molto calda versare un mestolino di impasto alla volta per formare i pancakes. Quando si formano le bollicine in superficie (dopo circa 2-3 minuti), girateli con una paletta e cuoceteli per uno-due minuti dall’altro lato. Teneteli in caldo.

Se la vostra padella non dovesse essere abbastanza antiaderente, tenete a portata di mano un piattino con un goccio di olio e un quadrato di carta da cucina, e ungete il fondo tra un pancakes e l’altro.

Nel frattempo, tagliate le carote a nastri, lavate le cicorie e preparate la divina salsa preferita: il ta-ume (tahin-umeboshi). In una ciotolina, mescolate un cucchiaio di tahina con un cucchiaino di acidulato di umeboshi, quindi aggiungete, poco alla volta, un pochino di acqua per renderla fluida quanto volete. Questa salsa io la uso per tutto: verdure crude, verdure cotte, insalate, insalatone, risi bolliti, pancakes, ma soprattutto asparagi! Attenzione, può dare dipendenza.

Servite! Impilate i vostri pancakes caldi, aggiungete la salsa ta-ume, le verdurine e, se vi sentite chic, qualche immotivato elemento colorato come i frutti rossi surgelati.

Mangiate sognando il frigo pieno dell’indomani.

Mood spring 2020
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Turbanti con asparagi e panna di mandorle

Quando penso alla semplicità di un piatto di pasta cerco di non dimenticare quanta fatica mi sia costata all’inizio. Ho iniziato a cucinare alle elementari e già alle medie spesso mi preparavo il pranzo (roba precotta o surgelata, mica masterchef). Fare la pasta era un’impresa titanica. Ne ero quasi terrorizzata. Quanta acqua mettere, quanto sale, l’ossessione per il tempo di cottura e contare i minuti all’orologio della cucina, il terrore di usare lo scolapasta senza ustionarsi o lanciare pasta in giro per il lavello… La fatica poi veniva rigorosamente condita con sughi pronti o un filo d’olio – quindi nemmeno la gloria della polpa che ribolle in un padellino.

La stessa ansia da prestazione l’ho provata quando ho approcciato le verdure. Tagliare un cavolfiore? Roba da scienziati. Per dividere in due un melone avevo bisogno degli astri propizi e per pulire un mazzo di asparagi la benedizione telefonica di mia nonna. Vuoi per indole, vuoi perché in casa mia non è che si cucinasse proprio – tuttalpiù si scaldava, si assemblava, si aprivano buste, pacchetti e scatolini contenenti cibo più o meno pronto – io non è che fossi proprio a mio agio con l’idea di improvvisare una ricetta.

Eppure questo è quello che cerco di trasmettere oggi, attraverso i corsi di cucina, i miei post sui social e questo blog dimenticato. Farsi da mangiare è molto più semplice di quello che sembra. Una volta compreso quello deve succedere perché il piatto sia pronto, tutto viene da sé e si può partire con la fantasia. Una pasta con le verdure è quanto di più banale si possa preparare, anche se la Betti bambina avrebbe qualcosa da dire in merito. Per questo motivo mi sembra inutile e ridondante scrivere questa ricetta, tuttavia è uno spunto per utilizzare la panna di mandorle autoprodotta e per conoscere spezie nuove.

TURBANTI CON ASPARAGI AI DUE PEPI

Cucinare è un atto politico, e scelgo accuratamente chi finanziare. Per questa ricetta ho acquistato i turbanti di Libera Terra, a base di grano coltivato sulle terre liberate dalle mafie. In abbinamento con gli asparagi ho scelto due delle mie bacche preferite, il pepe rosa e il pepe cubebe (milanesi all’ascolto, i miei acquisti li faccio da Kathay al piano inferiore). Conservo le spezie in vasetti di vetro in cassetti al riparo dalla luce e dal calore, e le frantumo al momento con un mortaio, per avere il massimo dell’aroma.

Scusate ma non credo nell’illuminazione casalinga, mi piacciono le luci soffuse e le foto incomprensibili

Cosa serve (per 2):

  • 160 g di turbanti (le dosi non sono realistiche, tutti sanno che io mangio minimo 100 g di pasta a porzione)
  • 250 g di asparagi
  • 150 g di piselli freschi o surgelati
  • mezza cipolla o un cipollotto
  • qualche cucchiaio di panna di mandorle autoprodotta
  • mezzo cucchiaino di pepe rosa (non in salamoia) + mezzo cucchiaino di pepe cubebe [se non le avete, sostituitele con pepe nero appena macinato e scorza di limone non trattato]
  • olio buono e sale

Come si fa:

Mettete a bollire l’acqua per la pasta. Nel frattempo tagliate la cipolla a fettine sottili, seguendo le nervature (parallelamente all’asse radice-apice) e ponetele in padella con un goccio d’olio. Accendete il fuoco a fiamma medio-bassa.

Mentre soffriggono dolcemente, mondate gli asparagi. Tagliate l’ultimo centimetro e usate il pelapatate per eliminare la parte più esterna del fondo, quella bianca: in questo modo non dovrete scartarla ma non risulterà troppo legnosa. Tagliate gli asparagi a rondelle partendo dal fondo: fate pezzetti sottili dove l’asparago è più duro, e permettetevi tagli più irregolari man mano che si va verso la punta. Conservate le punte a parte, se volete fare un buon lavoro.

Aggiungete i piselli surgelati alla cipolla quando questa è rosolata, e dopo un paio di minuti unite anche gli asparagi (senza le punte). Aggiungete qualche cucchiaio di acqua di cottura, regolate di sale e cuocete a fiamma vivace per cinque minuti, quindi unite le punte.

Nel frattempo cuocete la pasta. Quando le verdure sono cotte ma ancora croccanti spegnete.

A fine cottura versate qualche cucchiaio di panna di mandorle, aggiungete la pasta e saltate per un paio di minuti facendo le mosse da chef. Macinate i pepi. Servite cospargendo di polvere profumata e sporcate qua e là con gocce di panna fresca.

Ah, chiaramente, non monta: per quello avete bisogno di grassi saturi e, quindi, di latte di cocco.

Sogno anche io una cucina come quella di Julia Child. Se non sapete di cosa sto parlando leggete qui o qui
primi, ricette, senza glutine

pretesto per un pesto

come promesso, sono già tornata per raccontarvi quello che giace sul mio desktop. Possiamo dividere la ricetta in due: il pretesto e il pesto. Il pretesto è un qualcosa che può esserci – ma anche no -, un qualcosa su cui spalmare il pesto; che è la parte fenomenale di questa ricetta. Va detto comunque che il pretesto non è una crosta di pizza secca e bruciacchiata, né la suola della ciabatta che ha raccolto tutte le briciole della cucina quando tagli il pane. No, il pretesto è il miglio cotto con la zucca, i porri e i piselli, una cosa che potrebbe benissimo camminare e girare il mondo sulle sue gambine forti, che non ha bisogno del supporto un po’ radical chic del pesto in questione. Capita però che una inizi a cucinare con in mente un ingrediente solo, inciso nella fronte con quel suo guscetto bivalve. No, non sono lo cozze, sì, sono i pistacchi. Dai e ridai, la pistacchia in questione si rende conto che guarda caso sono tutti ingredienti e colori che stanno benissimo con l’amico pistacchio, eh, ma guarda te, verrebbe quasi da fare un pesto per accompagnare il miglio eh, no no ma non l’ha assolutamente programmato, è solo che le sembra un peccato non provarci.

Abbandonando ogni forma di pudore, si mette a sgusciare compulsivamente pistacchi per frullarli con olio evo bio toscano portato dal figliol prodigo che ha curato gli ulivi tutta estate (grazie bimbo del cuore), succo d’arancia e miso bianco. Boom.

Da ora in avanti non servirà più alcun pretesto per questo pesto. Parola di pistacchia.

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COSA SERVE:

per il pretesto (per 2/3):

  • 1 tazza di miglio
  • 1 tazza e mezza di zucca pulita e tagliata a cubetti di 1 cm per 1 cm (circa 1/2 piccola zucca)
  • 1 tazza di piselli
  • 1 porro
  • 5 foglie di alloro
  • 4 tazze di acqua
  • un pezzo di zenzero fresco grande come una noce
  • olio extravergine di oliva
  • tamari senza glutine

per il pesto:

  • 50 g di pistacchi
  • 50 g di olio extravergine d’oliva buono
  • 50 g di spremuta d’arancia (fresca eh, mica quella in cartone)
  • uno spicchio d’aglio
  • un cucchiaino colmo di pasta di miso bianco (controllare la presenza di glutine)

COME SI FA:

Tagliate il porro a rondelle fini (o, meglio ancora, a striscioline seguendo le nervature) e tritate lo zenzero. Scaldate un giro d’olio in un tegame capiente, aggiungete il porro e lo zenzero e proseguite a fuoco alto, per dorare il porro. Unite la zucca e l’alloro, rosolate un paio di minuti, e infine il miglio, e tostatelo brevemente. Versate le 4 tazze scarse di acqua, unite un goccio di tamari e coprite con un coperchio di misura. Fate cuocere dieci minuti a fuoco basso, poi aggiungete la tazza di piselli (surgelati) e coprite nuovamente. Dopo altri 15 minuti spegnete il fuoco, e fate riposare, coperto, altri 5. Quindi, ricapitolando: 10+15+5 è passata mezz’ora.

In questi trenta minuti voi avrete preparato il pesto: sgusciate i pistacchi fino a raggiungere 50 g di peso (gli altri potete mangiarli tutti e giustificarli come parte della ricetta), frullateli da soli per polverizzarli. Aggiungete poi l’aglio tritato o schiacciato con lo spremiaglio, l’olio, il succo d’arancia e il miso e frullate bene fino a ottenere una pasta liscia. Fate estrema attenzione alla lingua sulle lame del robot: non è affar mio se ve la tagliate (anche se so che lo farete).

Quindi, abbiam finito? sì, il miglio è cotto, assaggiate se va bene di sale ed eventualmente aggiungete un altro goccio di tamari o di salsa di soia, servitelo con una cucchiaiata di pesto e, se non li avete mangiati tutti, qualche pistacchio tritato.

Il fatto che il miglio passerà completamente inosservato rispetto al pesto è parte dei piani, non vi demoralizzate.

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quiche vs jamaica

quando spignatto trovo che la musica sia abbastanza fondamentale – la sapete la storia della radio in cucina che legge solo le cassette, no? motivo per cui ho fatto un ricettario su nastro (bromelia). In realtà se devo cucinare a lungo, magari di giorno (e non solo di notte) la scelta ricade molto facilmente sul cofanetto Trojan che mi è stato regalato alla laurea: fonte di immensa gioia e balletti a tempo, sparato a tutto volume dalla sala.

In questo caso l’ispirazione è stata anche cromatica (a dirla tutta non solo in questo caso: abbiamo dipinto i portacd di nero, giallo e verde, un discreto pugno in un occhio ma dal sorriso a trentadue denti trentasei denti, visto l’abbondante giudizio che mi accompagna): da tempo volevo provare il carbone vegetale in un impasto. Il mio animo estivo ha fatto il resto.

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QUICHE AL NERO CON CREMA ALLO ZAFFERANO, PISELLI E FAGIOLINI


COSA SERVE (per 8 crostatine):

per la pasta:

  • 200 g di farina integrale (o 100 g farina e 100 g semola)
  • 65 ml di acqua
  • 65 ml di olio di semi di girasole
  • 15 g di carbone vegetale in polvere (potete anche macinare delle compresse!)
  • 1/2 cucchiaino di sale

per la crema:

  • 1 panetto di silken tofu
  • 1 cucchiaio di amido di mais o fiocchi d’avena in polvere
  • 3 cucchiai di olio evo
  • 1 pezzetto di cipolla (facoltativo)
  • 3 cucchiai di lievito alimentare
  • 1 bustina di zafferano
  • sale, pepe
  • una manciata di fagiolini e di piselli da sgranare

COME SI FA:

Preparate la pasta riunendo nel robot tutti gli ingredienti e frullate a intermittenza finché non si forma una palla. Fatela riposare in frigo, in un contenitore ermetico, per circa un’ora.

Mondate i fagiolini e sgranate i piselli, fateli sbollentare qualche minuto in acqua bollente finché non sono teneri ma ancora croccanti. Scolate e immergete in acqua fredda, scolate di nuovo e riservate.

Preparate la crema frullando tutti gli ingredienti (se usate la cipolla, prima soffriggetela in un goccio d’olio) tranne le verdure. Aiutatevi con una spatola per amalgamare.

Scaldate il forno a 180°, rivestite il fondo di 8 stampini da crostatina con carta da forno e preparate il piano di lavoro con il mattarello.

Dividete l’impasto raffreddato in 8 palline, appiattitele e mettetele negli stampini premendo bene per modellarle agli angoli. Bucherellate il fondo con una forchetta e distribuite la crema (circa 2 cucchiai per crostatina, ma dipende dagli stampi), aggiungete la verdura e infornate per 20-25 minuti.

Ballate e gustatevele al parco. Noi l’abbiamo fatto, prima di beccarci una sciacquata infame che neanche nella stagione delle piogge.

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PS per gli amanti del genere: il cofanetto Trojan è una chicca devastante. 5 cd, 4 stampe, un libro. Una cifra di roba: tutta questa (ascoltatene un pochino qui)

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riso saltato al curry (for dummies)

La ricetta più semplice è quella che riscuote maggior successo.

Se dovessi scegliere un piatto solo… eccolo. Per i ricordi, per la convivialità, per le risate e i sorrisi e le serate e i pranzi che ha accompagnato, per i colori, per gli aneddoti, per come è nato.

Questo è ufficialmente diventato un cavallo di battaglia, ed è un modo infallibile per riciclare il riso bianco della sera prima. Se è integrale, poi…

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Cosa serve (per 2):

  • 300 g di riso cotto
  • 500 g di verdura mista (almeno 3 tipi: io uso carote, porro o cipollotto e una terza a seconda della stagione: broccolo, zucchine, peperoni, daikon, piselli…)
  • olio di semi (ad esempio girasole) o evo
  • 1 spicchio d’aglio
  • 1 pezzetto di peperoncino
  • 1 fettina di zenzero
  • 1 cucchiaino raso di curry
  • salsa di soia (tamari per la versione senza glutine)

Come si fa:

Lavate e tagliate le verdure prediligendo tagli lunghi (julienne o di sbieco, come ho fatto io) e facendo pezzi di dimensioni simili, in modo che cuociano insieme senza creare l’effetto stracotto+crudo.

Tritate lo zenzero e tagliate l’aglio in due, togliendo il germoglio centrale.

Scaldate l’olio in una buona padella (il wok è l’ideale), aggiungete aglio, zenzero e peperoncino (se volete potete mettere il curry anche qui, io vado a momenti). Soffriggete per un minuto, aggiungete le verdure e saltatele a fuoco alto. Sfumatele con salsa di soia, sempre saltandole, e poi versatele in una terrina (tempo di cottura massimo delle verdure: 6-7 minuti quando ci sono i peperoni, 5 con le altre combinazioni).

Nella padella bollente versate olio e salsa di soia in parti uguali, aggiungete il curry, mescolate, unite il riso e soffriggetelo. Non mescolate in continuazione, in modo che ci sia il tempo perché si formi una crosticina croccante e saporita.

Versate le verdure nel riso, saltate il tutto per un altro minuto, e servite.

Per chi ha coraggio: tuffo nel piatto!

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Credo che sia la ricetta che mi è stata chiesta di più in assoluto. Un po’ come il ragù delle nonne. Fatelo vostro!

PS questa è una ricetta che viene benissimo anche per trenta o sessanta persone. Saltate le verdure e il riso poco alla volta, e ricordatevi di tenerlo molto al dente in cottura.

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lasagne a strisce

eccole qua, le lasagne che mi hanno accompagnato nel duemila e credici. Un piatto prima della mezzanotte, tre piatti dopo.

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Premessa: il merito della bontà di queste lasagne sta tutto nella cottura delle verdure (maddai? scopriamo l’acqua calda), che deve avvenire rigorosamente se-pa-ra-ta! Quindi armatevi di pazienza, divertitevi a creare tanti cubetti colorati e vedrete che verrete ricompensati. Diciamo grazie tutti a Giorgio che spadella, ogni estate, quintali di verdure a cubetti per la felicità dei popoli, dispensando consigli.

Cosa serve:

  • pasta per lasagne di grano duro (1 confezione vi basta e avanza)
  • besciamella (io ho usato 150 g di farina, 120 g di olio e 1,5 l di latte di soia al naturale più sale e noce moscata)
  • 1 porro
  • 1 cipolla
  • 2 teste di broccolo (erano piccole e ho usato solo la testa)
  • 6 carote
  • 1/2 sedano
  • 2 e 1/2 zucchine
  • 1 e 1/2 tazza di piselli
  • aglio, olio, sale, sesamo tostato

Come si fa:

Tagliate tutto a cubetti, tenendoli separati. Scaldate una buona padella antiaderente, quando è rovente buttate una verdura, fatela saltare, poi aggiungete un giro d’olio, un poco di sale e (se serve, tipo per le carote e i broccoli) un goccio d’acqua. La parola d’ordine è fiamma alta (e velocità di cottura).

Quando la vostra verdura n°1 è cotta, la mettete da parte, rimettete la padella sul fuoco e passate alla verdura n°2. Vi consiglio di lasciare la cipolla (con il porro, questi li potete cuocere insieme) per ultima.

Nature o aromi? A voi la scelta. Io ho cotto al naturale le carote, le zucchine e il sedano; con il vino la cipolla; con l’aglio i piselli e il broccolo. Potete spaziare!

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Per assemblare le lasagne non credo ci sia bisogno di molte spiegazioni: ricordatevi di usare la besciamella calda, così la pasta (cruda e dura) inizia a cuocere. Ecco gli strati, a partire dal fondo:

un mestolino di besciamella

pasta

besciamella

verdure

sale e sesamo tostato

pasta

besciamella

verdure

sale e sesamo tostato

eccetera (io ho fatto quattro strati di pasta)

Prima di cuocere la faccio riposare una mezzoretta coperta da una teglia, poi la inforno, sempre coperta, e la lascio in forno caldo a 180° per 40-50 minuti. Scopritela verso metà cottura, quando al centro è già bollente.

Buonissima fredda. Giuro.

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Approfittiamo dell’anno nuovo: mi trovate su facebook, alla pagina facebook.com/tiliatarrare facebook.com/bettitaglietti. A presto!