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panzerotti primavera con salsa agrodolce

volo diretto napoli-pechino, senza fritture né fratture.

Questi panzerotti (molto simili ma non uguali, in realtà, e fritti) li avevamo fatti al ristorante vegetariano della festa di radio onda d’urto almeno due anni fa (se non tre). Avevamo la pasta della pizza, una cassetta di cavolo cappuccio che ad agosto è un po’ scomoda da far andare, e poche idee in merito. Il risultato era stato sbalorditivo: verdure a julienne saltate con la salsa di soia, il tutto impacchettato nella pasta e poi fritto. Per anni mi sono detta: dai rifalli, dai rifalli, dai rifalli. E poi, ieri, le circostanze perfette: dover cucinare qualcosa per un aperitivo; avere in casa solo carote, cipolle e cavolo cappuccio; avere il lievito di birra (secco, va bene uguale). Non potevo astenermi.

E quindi eccoli, ho preparato anche una salsina agrodolce che ci sta proprio bene e ho pensato tanto ai miei amici con i quali ho fritto cento panzerottoni una sera d’agosto. Alcuni sono lontani lontani, tipo in Brasile, altre sono vicine, ma non ci si vede mai: vi abbraccio virtualmente in questo giro del mondo culinario 🙂

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Cosa serve (per 20 panzerotti):

  • 650 g di farina
  • 1 bustina di lievito secco attivo
  • 1 cucchiaino di zucchero
  • 1 cucchiaino di sale
  • 2 cucchiai di olio + altro per la cottura
  • 1 kg di verdura mista tra carote, cipolle e cavolo rosso (o verde)
  • 7 spicchi d’aglio
  • 2 cucchiaini di shichimi togarashi (facoltativo, sostituibile con un po’ di peperoncino) (è giapponese, sempre per il tour intorno al mondo)
  • salsa di soia
  • olio di girasole

per la salsa:

  • 8 cucchiai di ketchup
  • 4 cucchiai di acqua
  • 4 cucchiai di aceto di mele
  • 2 cucchiai di zucchero

Come si fa:

Preparate la pasta: sciogliete il lievito con lo zucchero in mezzo bicchiere d’acqua tiepida. Fate riposare 10 minuti. Sciogliete il sale in un bicchiere di acqua tiepida. In una ciotola setacciate la farina e aggiungete prima l’acqua col lievito e poi l’acqua col sale, l’olio e mescolate. Vi servirà almeno un altro mezzo bicchiere d’acqua, sempre tiepida: continuate a impastare con forza e aggiungete acqua o farina fino ad ottenere un impasto elastico e morbido ma non appiccicoso. Mettete in una terrina e fate riposare un’ora, coperta con un tessuto bagnato e strizzato, in un luogo tiepido (il forno appena scaldato e spento).

[DISCLAIMER DAL FUTURO – APRILE 2020: ora non mi sognerei mai di usare una bustina di lievito secco per 650 g di farina, ma ero giovane e inesperta. Vogliatemi bene e vogliate bene anche ai vostri impasti, per cui usate poco lievito e impiegate tante ore di lievitazione.]

Nel frattempo tagliate a julienne tutte le verdure. Tritate l’aglio. In una wok scaldate un fondo di olio di girasole, mettete metà aglio e un cucchiaino di shichimi togarashi e, quando l’aglio sfrigola, buttate metà delle verdure. Saltatele a fiamma alta, dopo un paio di minuti sfumatele con la salsa di soia, fate evaporare e versatele in una teglia. Ripetete l’operazione (in questo modo le verdure non si stufano ma rimangono croccantine) per finire gli ingredienti. Fate raffreddare.

Preparate la salsa mescolando gli ingredienti in una ciotolina e poi riponetela in frigo.

Dopo un’ora riprendete l’impasto, lavoratelo e dividetelo in venti palline (dividete l’impasto a metà, poi ogni metà in 2 e ognuna delle 4 palle che avete in 5). Fatelo lievitare ancora 45′ almeno, sempre al caldo e sempre coperto.

Scaldate il forno a 200°, rivestite due teglie di carta da forno. Mettete un pentolino di acqua sul fondo del forno. Appiattite le palline col mattarello, versate al centro un cucchiaione (due cucchiai) di verdure e chiudete i lati con i rebbi di una forchetta o usando l’apposito stampino. Spennellate con olio e infornate per 20-25 minuti, girandole dopo circa 15-20 minuti (ogni forno fa il suo, quindi provate, devono risultare dorate sotto quando le girate).

Più olio = più croccanti, remember.

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Pasta alla crema di broccoli light

Broccoli. Capitolo ventitreesimo. Pasta coi broccoli. Ancora.
(Ho un problema coi broccoli, me ne rendo conto, però la cosa bella è che ho contagiato completamente una che prima “no quella roba che puzza di gas intestinale io non la mangio” e oggi quando torno dal mercato “evviva! Due kg di broccoli!” ah ah!)
Quindi: stavolta light ma supersoddisfacenti. Yum!
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Cosa serve:

  • 125 g di pasta a persona (light mica troppo)
  • 1 bicchiere di broccoli tagliati a pezzetti a persona
  • Latte di soia al naturale qb
  • Tofu (facoltativo)
  • 1 spicchio d’aglio
  • Sale
  • Pepe rosa (3-4 bacche a persona)
  • Olio taggiasco (ormai è amore con i broccoli)

Come si fa:
Lessate i broccoli per 5 minuti o cuoceteli al vapore. Frullateli con latte di soia, aglio e sale qb fino a ottenere una crema fluida. Aggiungete le bacche di pepe rosa pestate in un mortaio (anche una tazza e il dorso di un cucchiaio funzionano).
Cuocete la pasta.
Trasferite la crema di broccoli in una padella antiaderente: ci salterete la pasta due minuti una volta cotta.
Decorate con tofu tagliato in formine simpatiche, pepe rosa e un filo di olio a crudo. Semplice ma efficace!

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Frittata di pasta senza uova

La frittata senza uova è stato uno dei miei primi colpi di fulmine con la cucina vegan… veloce, sana, senza colesterolo, super saporita, versatile e croccantina: una goduria. In particolare adoro la frittata di pasta, è un modo meraviglioso per consumare gli avanzi e creare un pasto completo in pochi minuti. Fatevi tentare dalla farina di ceci, non ve ne pentirete 🙂
La pasta che ho avanzato è la classica pasta dell’inverno (fusilli con broccoli, pomodori secchi, aglio, capperi, olive) condita non con l’olio pugliese ma con quello ligure, che riprende le olive del condimento e abbraccia tutto in un trionfo verde, senza coprire. Meraviglia!
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Cosa serve:

  • un piatto scarso di pasta condita con broccoli e avanzata
  • un bicchiere di farina di ceci
  • olio da olive taggiasche (bomba)
  • a scelta potete aggiungere altri capperi, pomodori secchi, broccoli…
  • sale, origano

Come si fa:
In una ciotola capiente stemperate un bicchiere di farina con un bicchiere di acqua, senza fare grumi. Salate e profumate con una presa di origano e un goccio d’olio. Aggiungete la pasta fredda e mescolate.
Scaldate due cucchiai di olio in una padella, versate il composto e livellatelo con il dorso di un cucchiaio. Coprite e lasciate andare una decina di minuti. Quando è ben cotta sul fondo giratela con un piatto o un coperchio e cuocetela brevemente dall’altro lato.
Ottima anche nel panino!
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l’insalata agra

secondo me le insalate autunnali (e primaverili) sono moooolto più affascinanti di quelle estive. Vi faccio un esempio. Coloratissimo.

insalata

Cosa serve:

  • cavolo rosso (1/4)
  • finocchi (1)
  • sedano (3 coste)
  • rapanelli (10)
  • porro (8 cm)
  • melograno (1/2)
  • arancia (1)
  • pera (1)
  • acidulato di umeboshi
  • olio leggero

Come si fa:

credo che sia un insulto alle vostre abilità cuciniere… quindi vi lascio carta bianca.

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speedyburger

belle le cotture lente, buone le cotture lente, bello affettare tonnellate di verdure… ma è ora di mangiare e IO HO FAME! Avete una lattina di fagioli di scorta, in fondo alla dispensa? Molto bene, ora potete leggere il resto.

polpette

Cosa serve (per sei polpette):

  • una lattina di fagioli borlotti
  • un piccolo porro
  • pangrattato qb
  • olio, curry, sale, pepe

Come si fa:

Affettate il porro, cuocetelo in olio e 1/2 cucchiaino di curry per cinque minuti, aggiungendo un paio di cucchiai di acqua e un pizzico di sale (se avete tempo, stufatelo più a lungo). Trucchetto: usate una padella molto ampia, così i porri cuoceranno prima e poi la potrete riutilizzare per cuocere i burger.

Nel frattempo scolate i fagioli e preparate il robot, un piatto, una spatola, sale, pepe e pangrattato.

Nel contenitore del robot (o in un recipiente da usare poi col minipimer) versate i fagioli tenendone da parte un cucchiaio. Unite i porri, un pizzico di sale, il pepe e frullate. Addensate con un paio di cucchiai di pangrattato, sempre frullando (aiutatevi a mescolare bene con la spatola). Smettete di frullare, unite i fagioli restanti e altro pangrattato se serve e lavoratelo con le mani o la spatola. Quando raggiunge la consistenza di un composto sodo, non appiccicoso e compatto (morbido, però, non duro: se mettete troppo pangrattato diventerà asciuttissimo in cottura) è pronto. Bagnatevi le mani e modellate le polpette, schiacciandole tra le mani. Man mano appoggiatele sul piatto.

Scaldate un goccio d’olio nella padella di prima, cuocetele quattro minuti da un lato e due dall’altro.

Con il tempo diventerete più veloci di me!

Accompagnate le polpette con una simpatica insalatina e una salsa a scelta (vegan mayo, senape…)

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semplicemente guacamole

non è una ricetta, non veramente. Questo è un pretesto per ricordarvi che l’avocado è buono, non è a km zero, quello no, ma è buono. Non comprate quelli israeliani (in Italia vengono coltivati in Sicilia, sennò in Spagna) e controllate che sia ben maturo quando decidete di mangiarlo: la consistenza deve assomigliare a una pera matura.

Detto questo, l’avocado è buono con tutto: sul pane, nel sushi, sulla pasta. Ma la guacamole è la guacamole. Comprate un pacchetto di nachos, scaldate il frullatore, qui non si scherza!

NB della guacamole esistono tante varianti quante sono le persone che la fanno. Come il ragù, il sugo, l’hummus, eccetera. Questa è la mia versione preferita: non è ortodossa, ma direi anche pazienza. A ognuno la sua!

guacamole

Cosa serve:

  • un avocado maturo
  • mezzo limone
  • tabasco a piacere
  • uno spicchietto di cipolla
  • olio, sale
  • semi di coriandolo macinati (mezzo cucchiaino scarso)
  • pepe (una miscela di bianco, nero e bacche rosa ad esempio) (idem)

Come si fa:

Frullate la cipolla da sola in modo da ridurla in pezzettini. Aggiungete la polpa dell’avocado (due le tecniche per pulirlo: o lo tagliate a metà, levate il grosso nocciolo e poi lo scavate con il cucchiaio, oppure lo pelate tipo pera, appunto, dall’esterno) a pezzi, il succo di mezzo limone, una presa di sale, le spezie e un bel giro di olio. Frullate frullate frullate, interrompendovi e spingendo con la spatola quello che si trova sulle pareti verso il basso (a motore spento, sì, grazie).

Sappiate che farlo trovare sul tavolino del divano, in mezzo a una corona di nachos (mentre il pranzo già pronto si scalda in forno) con una bella bottiglia, è un modo perfetto per iniziare una domenica speciale.

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farro d’autunno

il weekend del ponte è stato come sogno che sia ogni singolo giorno della mia vita: calmo e all’insegna dello stare insieme. Amici che vengono a casa, io che vado da amiche, tempi dilatatissimi, nessuna fretta e un sacco di cibo buono a scaldare l’atmosfera e il cuore. Le prossime ricette apparterranno tutte a quel lunghissimo fine settimana, dove il venerdì era una domenica, il sabato era una domenica e la domenica era natale. Lo porterò nel cuore per un po’. E sul culo, se solo assimilassi un decimo di quello che mangio. Invece no, solo nel cuore. Vogliatemi bene lo stesso.

Questa è la ricetta del venerdì: biblioteca chiusa, gruppo “studio” che si trasferisce a casa, improvvisiamo una ricetta che lasci il tempo di continuare a studiare chiacchierare, e ci gustiamo il primo giorno di novembre. Ciao zucca, tocca ancora a te. Parlando di olio, invece, il farro chiama immediatamente le olive toscane: chi è pratico di quella regione meravigliosa sa che in Garfagnana viene coltivato il farro ed è all’origine di numerosi piatti tipici.

farro

Cosa serve (per 4):

  • 250/270 g di farro (ho ancora la bilancia scarica, sì, non mi ricordo di comprare le pile)
  • mezza zucca mantovana
  • una cipolla rossa
  • un piatto di finferli puliti*
  • aglio*
  • peperoncino*
  • prezzemolo*
  • timo
  • rosmarino
  • olio toscano frantoio
  • sale

Come si fa:

Accendete il forno a 220°. Portate a bollore una pentola d’acqua.

Pulite la zucca, pelatela e tagliatela prima a fette spesse un cm e 1/2, poi a dadini e metteteli in una pirofila. Aggiungete la cipolla tagliata un po’ spessa, il rosmarino, il timo, una presa di sale e un buon giro d’olio. Infornate. Nel frattempo salate l’acqua e calate il farro. Tornate a studiare.

*dovete sapere che io ho in freezer una scorta di finferli raccolti e cucinati in giornata dal babbo durante le vacanze estive. Ecco, se voi non siete così fortunati, pulite i funghi e saltateli in padella con un soffritto di aglio e peperoncino. Portate a cottura coperti. Salate e prezzemolate alla fine. Cioè, non studiate.

La zucca cuoce in una mezzoretta (in un forno ventilato anche meno, ma io ho un antenato a gas), comunque dopo una ventina di minuti vi consiglio di mescolarla. Il farro cuoce in mezzora/quaranta minuti. Regolatevi coi tempi!

Tutto pronto, tutto cotto? Scolate il farro, unitelo alla zucca, aggiungete i funghi, fate riposare in forno ancora cinque minuti, poi servite.

Molto soddisfacente!

Cos’altro ho preparato in quei giorni? Una specie di raw cheesekaki da perfezionare, guacamole, insalata autunnale al melograno, lasagne affumicate di zucca e canapa, polpette al curry… e una montagna di cupcakes al burro d’arachidi. Pian piano arriva tutto! A presto!

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tatin cremosa di finocchi

iniziamo con una verità assoluta: i finocchi cotti fanno schifo. Crudi, fantastica leccornia in insalate, pinzimoni, matrimoni con arance e olive; ma cotti… tollero quelli ripassati in padella dalla nonna (giusto perché non mi piace essere schizzinosa: se non mangio qualcosa ci deve essere un motivo ben più valido del “è molle e acquoso”) e aborro nel modo più assoluto quelli lessati. Un po’ come le zucchine lesse: perché? è la mia domanda. Perché?? Trasformare vegetali provvisti di parete cellulare in informi blob che sanno di niente se non di influenza.

Questo per dire che: se questa torta è piaciuta a due che detestano il finocchio cotto, un motivo ci sarà. Il motivo si chiama cicciosaggine.

Anche questa ricetta viene da una rivista abbandonata in prossimità del divano, un po’ come era successo per la torta di pere. Viva la carta stampata.

PS non spaventatevi: la descrizione del procedimento è molto lunga, è vero, ma ne vale la pena.

tatin di finocchi

Cosa serve:

  • due finocchi
  • 3 piccoli wurstel di tofu o 80 g di affettato vegetale affumicato
  • qualche goccia di liquid smoke (facoltativo ma fondamentale)
  • un cucchiaio di malto
  • 1/2 limone
  • sale, pepe, olio evo

per la besciamella:

  • 30 g di farina (integrale per me)
  • 3,5 dl di latte di soia al naturale
  • 20 g di olio di semi di girasole spremuto a freddo

per la pasta brisée:

  • 250 g di farina integrale
  • 65 ml di olio di semi di girasole
  • 65 ml di acqua
  • una presa di sale

Come si fa:

Per prima cosa preparate la pasta brisée: riunite nel robot tutti gli ingredienti e frullate a intermittenza finché non si forma una palla. Fatela riposare in frigo in un contenitore ermetico per circa un’ora.

Ora preparate la besciamella: in un pentolino unite olio e farina e tostatela a fuoco medio. Dopo un minuto scarso unite il latte, mescolando con una frusta. Portate a cottura e regolate di sale. Fate raffreddare.

Tagliate ogni finocchio in otto spicchietti e lessateli in acqua e limone per cinque minuti (l’acqua deve essere in leggera ebollizione, quindi tenete il fuoco basso). Scolateli e fateli asciugare. In alternativa, cuoceteli a vapore.

Tagliate i wurstel a fettine sottili e conditeli con qualche goccia di liquid smoke. In alternativa, potete usare un qualsiasi affettato affumicato.

Riscaldate il forno a 220°.

Stendete la pasta con il mattarello in un disco sottile e bucherellatela con la forchetta.

Prendete una teglia di 18 cm di diametro e ungete il fondo. Spennellate un cucchiaio di malto. Disponete i finocchi a raggiera sul malto, poi versate metà besciamella, l’affettato/wurstel, l’altra besciamella e infine la pasta bucata.

Infornate e cuocete per trenta minuti, poi capovolgetela su un piatto da portata facendo attenzione a eventuali schizzi.

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frutta al mezcal

La svolta alcolica di betti? Naaah. Semplicemente, ognuno dovrebbe avere in casa un bel vasetto di uvetta lasciata in ammollo nella grappa. Bisogna! Io l’ho finita, al supermercato ho trovato in offerta un’uvetta particolare, nel mobiletto bisognava far spazio… e quindi ecco che il fondo di mezcal straight from mexico (ehi simo, se mi leggi da laggiù, sappi che manchi!) si è sposato con l’uva passa morena.

La frutta cosa centra? Ah, è solo un modo per fare un dessert sano. In due versioni: con o senza crumble.

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Cosa serve:

  • due pere
  • due mele
  • due cucchiai di uva passa alcolizzata
  • sei noci
  • mezzo cucchiaino di spezie (io uso una miscela che contiene cannella, cassia, cardamomo, coriandolo, zenzero, noce moscata… si trova nei negozi etnici)
  • una generosa spolverata di fiori secchi (miscela flower power)
  • un cucchiaio di farina integrale

e se volete anche la sbriciolata (crumble) sopra:

  • 100 g di farina integrale
  • 50 g semola
  • 50 g fiocchi d’avena
  • 50 g fiocchi d’avena in polvere
  • 50 g di semi misti a piacere
  • la scorza di mezzo limone non trattato
  • 50-60 g di zucchero integrale di canna o 4 datteri medjool frullati con l’olio
  • 50-60 ml di olio di girasole spremuto a freddo
  • 90 ml di latte vegetale

Come si fa:

Tagliate a pezzetti le mele e le pere, conditele con l’uvetta, un goccio di grappa, la farina, le noci e le spezie e ponete il tutto in una pirofila.

Infornate a 180° per 20-25 minuti, servite con una pallina di gelato alla vaniglia o yogurt vegetale.

Per la versione crumble:

Tagliate la frutta e conditela come sopra. In una ciotola capiente miscelate le farine, i fiocchi, i semi, la scorza di limone, il sale e lo zucchero. Unite l’olio e lavorate con le dita per incorporarlo, quindi aggiungete il latte e impastate. Distribuite l’impasto in blocchi grossolani sopra la frutta e cuocete a 180° per 25-35′, fino a che non appare dorato e croccantino.

(NB Il crumble si può fare anche salato sostituendo il pangrattato allo zucchero, e aggiungendo un pizzico di sale. Mitico è il crumble di carote al curry e pistacchi, servito con yogurt di soia e cumino).

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